Saper vivere/L'unione mondana/VI. Un'ora, ogni giorno?
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VI. Un’ora, ogni giorno?
Ho detto che, in varie signore, in molte signore inglesi e francesi, era sorto il pensiero di abolire il giorno di ricevimento, così faticoso, così pesante, così poco intimo, e, d altra parte, così elegante, così chic, così fatto per assicurare la indipendenza del resto della settimana. Pensavano, queste signore e, dopo il pensiero, è anche venuto il fatto, di sostituire, al giorno settimanale, un breve ricevimento quotidiano di un’ora, non di due ore, dalle due alle tre, dopo colazione, o dalle sette alle otto, prima del pranzo. La signora Tal dei Tali è in casa, ogni giorno! Ecco la frase che ha lusingato il loro animo gentile e che è parsa tutta bella, tutta graziosa, inventata apposta per contentare chi riceve e chi è ricevuto. Ecco, col ricevimento di un’ora al giorno, sfollato il salone, dove, una volta la settimana, la gente si accalcava, facendo subire una fatica enorme alla padrona di casa: la folla si disperde in sette giorni: chi non ha potuto esser libero, per far visita il martedì, va il mercoledì e chi il venerdì, il sabato, la domenica, tre o quattro visite al giorno, niente di più. Ecco, col ricevimento quotidiano, dalle due alle tre o dalle sette alle otto, la consolazione di poter fare una conversazione più raccolta, più intima, più spirituale e più spiritosa, il che non può accadere, quando vi sono in un salone trenta persone: ecco, col ricevimento quotidiano, il piacere di poter intrattenersi con una persona amica, di poterle dire, quietamente, due parole, di poter fare uno di quei discorsi vaghi, lenti, un poco tristi, un poco amari, uno di quei discorsi, in cui emana tutta la malinconia riposta nel fondo del cuore: ecco, col ricevimento quotidiano, creato quell’angolo del caminetto, quel cantuccio del salone, di cui parlano, senza saperne niente, una quantità di poeti, che non videro mai un caminetto nella loro vita: ecco, con quell’ora, ogni giorno, la signora che offre ricetto ad un amico, a una amica, in qualche momento disperso della giornata, in un minuto di tristezza, in un minuto di imbarazzo, quando una parola, un sorriso, una stretta di mano, una tazza di thè, così, un po’ li, non più di due, non più di tre, possono essere un sollievo, un conforto. Un’ora al giorno, se si giudica dalla apparenza, serve ad alleggerire il peso del giorno, serve a disciogliere la schiavitù di quattr’ore di ricevimento, con un rinnovarsi continuo di gente serve a tenere in casa, in casa sua, e ad amarla di più, alla signora che già l'ama, serve a veder meglio gli amici, serve a pensar meglio con le amiche, serve più allo spinto, serve più al cuore. Serve... e le cose a cui non serve?