Saper vivere/Fra Natale e Capo d'Anno/I. Doni, doni, doni

I. Doni, doni, doni

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Fra Natale e Capo d'Anno Fra Natale e Capo d'Anno - II. Il dono: a chi se deve donare?
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I. Doni, doni, doni

Infine, eccoci al quel simpatico periodo dell’anno, che i francesi chiamano, con frase molto efficace, la trève des confiseurs essi vogliono indicare, con queste parole zuccherine, quei giorni che passano, fra il quindici dicembre ed il sei di gennaio, tempi in cui si fa tregua ad ogni noia, ad ogni disgusto, ad ogni preoccupazione, per abbandonarsi alle tenerezze natalizie e di Capo d’Anno, tenerezze che sono rappresentate dai doni, principalmente, e i doni sono principalmente rappresentati da’ dolci; dunque trève des confiseurs, tregua dei confetturieri, cioè riassunto delle affettuosità annuali, troppo dimenticate e troppo trascurate, in una somma breve e intensa di affettuosità. I francesi hanno usi leggermente diversi dai nostri, perché essi, imitando i tedeschi, fanno l’albero di Natale e non fanno il presepe, mentre da noi, nelle provincie meridionali, il presepio gode assai più grande popolarità. I bimbi francesi mettono la scarpettina sotto il camino, la vigilia di Natale, e i nostri [p. 124 modifica]bimbi mettono una calzetta, la notte dell’Epifania. Il colmo dei doni francesi si riunisce nel giorno di Capo d’Anno, giorno più o meno fatale, secondo la capacità delle borse, mentre da noi, i doni alle persone grandi si usano, sì, ma non generalmente e non hanno un giorno ben determinato. Ed è quest’ultimo costume, che dovrebbe acclimarsi più largamente tra noi: vale a dire, che ognuno, nella misura del suo affetto e dei suoi denari, doni qualche cosa alle persone che ama. Non solo i bimbi sono felici di aver de’ doni, ma tutti, più o meno, abbiamo un delicato piacere nel ricevere, un delicatissimo piacere nel dare. È vero, che i bimbi hanno studiato, si son condotti bene tutto l'anno, hanno sopportato, con pazienza, le loro piccole indisposizioni, hanno prese le medicine, hanno rinunziato, senza mormorare, a ficcarsi le dita nel naso, ed è anche vero che il bambino Gesù viene per essi, e che il Capo d’Anno è, soprattutto per essi, una data gioconda, perché i loro anni sono pochi; ma, Dio mio, anche i grandi, durante l’anno, si sono seccati, ed hanno sofferto, hanno ingoiato pillole amare, hanno usato un’interminabile pazienza, nei disgusti dell'esistenza, e un certo premio anche lo meritano. II bimbo Gesù viene pure pei grandi, ed è apportatore di consolazione, di amore e di benessere; e se il Capo d Anno è una data un po triste, pei grandi, perché non rallegrarla, con qualche dono gentile? Il valore, poco importa, ma l’uso delle strenne da Natale a Capo d’Anno, dovrebbe diventare più popolare, più largo fra noi: procurare una gioia, anche fugace, alle persone, che noi amiamo, non è, infine, fare un dono anche a noi stessi? Sorridere di un sorriso, quale cosa ineffabile!