Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799/Capitolo XXX
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XXX
PROVINCE — FORMAZIONE DI DIPARTIMENTI
Ma quale intanto era lo stato delle province? Esse finalmente doveano richiamar l’attenzione del governo, forse, fino a quel punto, troppo occupato della sola capitale. Il miglior partito sarebbe stato di farvi le minori novitá possibili; ma, come sempre suole avvenire, s’incominciò dal farsene le piú grandi e le meno necessarie. Il maggior numero delle rivoluzioni ha avuto un esito infelice per la soverchia premura di cangiare i nomi delle cose. S’incominciò dalla riforma dei dipartimenti. Volle incaricarsi di quest’opera Bassal, francese, che era venuto in compagnia di Championnet. Qual mania è mai quella di molti di voler far tutto da loro! Quest’uomo, il quale non avea veruna cognizione del nostro territorio, fece una divisione ineseguibile, ridicola.
Un viaggiatore, che dalla cima di un monte disegni di notte le valli sottoposte che egli non abbia giammai vedute, non può far opera piú inetta1.
La natura ha diviso essa istessa il territorio del regno di Napoli: una catena non interrotta di monti lo divide da occidente ad oriente dagli Apruzzi fino alla estremitá delle Calabrie; i fiumi, che da questi monti scorrono ai due mari che bagnano il nostro territorio a settentrione ed a mezzogiorno, formano le suddivisioni minori. La natura dunque indicava i dipartimenti: la popolazione, i rapporti fisici ed economici di ciascuna cittá o terra doveano indicare le centrali ed i cantoni. Invece di ciò, si videro dipartimenti che s’incrociavano, che si tagliavano a vicenda; una terra, che era poche miglia discosta dalla centrale di un dipartimento, apparteneva ad un’altra da cui era lontana cento miglia; le popolazioni della Puglia si videro appartenere agli Apruzzi; le centrali non furono al centro, ma alle circonferenze; alcuni cantoni non aveano popolazione, mentre moltissimi ne aveano soverchia, perché sulla carta si vedevano notati i nomi dei paesi e non le loro qualitá. Si vuol di piú? Molte centrali di cantoni non erano terre abitate, ma o monti o valli o chiese rurali, ecc., che aveano un nome sulle carte; molte terre, avendo un doppio nome, si videro appartenere a due cantoni diversi.
Dopo un mese, il governo, che non avea potuto impedire l’opera del cittadino Bassal, la dovette solennemente abolire, e fu necessitá ricorrere a quel metodo col quale avrebbe dovuto incominciare, cioè d’incaricare di un’opera geografica i geografi nostri. Frattanto si comandò che si conservasse l’antica divisione delle province, la quale, sebbene difettosa, era però tollerabile. Ma intanto si crede forsi picciolo male che il governo (poiché il popolo non conosceva né era obbligato a conoscere Bassal), con ordini male immaginati, ineseguibili, strani, perda nell’animo della popolazione quella opinione di saviezza che sola può ispirare la confidenza?
Note
- ↑ L’opera della divisione dei dipartimenti in Francia è ben eseguita; ma i francesi, che hanno voluto dirigere la stessa operazione presso le altre nazioni, hanno ben
mostrato che essi non aveano né le cognizioni né il buon senso di coloro che l’aveano diretta in Francia. Quale stranezza infatti era quella di dividere il territorio ligure in venti dipartimenti? Nella Cisalpina si fecero sulle prime gli stessi errori; gli stessi nel territorio romano.