Sémo da capo
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
SÉMO DA CAPO.
Currete, donne mie; currete, donne,
A ssentì la gran nova c’hanno detto:
C’a la Pedacchia, ar Monte, e accant’a gghetto
Arïoprono l’occhi le Madonne.1
La prima nun ze sa,2 ma jj’arisponne
Quella puro de Bborgo e dde l’Archetto.
Dunque dateve, donne, un zercio3 in petto,
E ccominciate a ddì ccrielleisonne.
Oh ddio: che ssarà mmai st’arïuperta4
Doppo trentasei anni e mmesi d’ozzio?
Bbattajje, caristie, rovina scerta.5
Se troveno6 però ccert’indiscreti
Che vvanno a bbisbijjà che sto negozzio
È un antro bbutteghino7 de li preti.
17 novembre 1835
Note
- ↑ Già nel tempo della repubblica francese in Roma fu creduto da infiniti fanatici di vedere le Madonne delle pubbliche vie aprir gli occhi, girarli, e versar lagrime. Nel 1835, avvicinandosi il colera al nostro Stato, alcuni o creduli o impostori cominciarono a sparger voce della rinnovazione di un tanto miracolo.
- ↑ Non si sa.
- ↑ Un selce.
- ↑ Questo riaprimento.
- ↑ Rovina certa.
- ↑ Si trovano.
- ↑ È un altro mezzo di traffico.