S'io veggo il di, che io mai mi dispigli
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a cura di Aldo Francesco Massera
XIII secolo
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Questo testo fa parte della raccolta XXIV. Pieraccio Tedaldi
X
Le delizie del suo matrimonio.
S’io veggo il di, che io mai mi dispigli
de l’animale, il qual si chiama moglie,
ch’io abbia sempre mai tristizia e doglie,
4se con nessuna mai piti mi rappigli!
Una mi prese, e tienmi con sua artigli,
per ch’ella vide súbite mi’ voglie;
e giá per fetta mai non mi discioglie,
8anzi mi ciuffa, e tien per li capigli.
Udite un po’come la m’ha guidato:
che ’n cinquantotto di, che con lei giacqui,
11cinquanta giorni ne stetti ammalato!
Malvagia l’ora e ’l punto, ch’io non tacqui,
quand’io fu’da ser Marco dimandato
14se volea quella, che i’. ci nacqui!