Rivista di Scienza - Vol. I/Programma
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L’organamento attuale della produzione scientifica trae la sua propria fisionomia dal fatto che i rapporti reali vengono circoscritti entro discipline diverse, le quali ognora più si disgiungono secondo gli oggetti e secondo i metodi di ricerca.
I resultati di codesto sviluppo analitico della Scienza furono celebrati fino a ieri come incondizionato progresso, imperocchè la tecnica differenziata e l’approfondita preparazione di coloro che coltivano un ordine di studii ben definito, recano in ogni campo del sapere acquisti importanti e sicuri.
Ma a tali vantaggi si contrappongono altre esigenze che il particolarismo scientifico lascia insoddisfatte, ed alle quali si volge con maggiore intensità il pubblico contemporaneo.
L’azione individuale e sociale, per cui il sapere è richiesto come istrumento, e la tendenza ad unità del pensiero, tutti i bisogni reali ed ideali della vita onde la Scienza procede e di cui la Filosofia si fa interprete, convengono nell’affermare la sintesi meta superiore di ogni progresso.
A questa fa ostacolo la differenziazione delle discipline particolari, sia perchè lo sviluppo del linguaggio tecnico rende ognora più inaccessibili i resultati di una disciplina ai cultori di un’altra, sia perchè la stessa preparazione approfondita richiesta nei singoli rami di studio, restringe la veduta dei problemi a taluni aspetti che lo studioso è tratto a contemplare troppo esclusivamente; onde infine i criterii di valutazione si abbassano fino a misurare la ricerca dal metodo, anzichè dallo scopo conoscitivo che con essa si persegue.
Contro codesti criterii ristretti intende reagire sopratutto il movimento nuovo di pensiero verso la sintesi; una Filosofia, libera da legami diretti coi sistemi tradizionali, sorge appunto a promuovere la coordinazione del lavoro, la critica dei metodi e delle teorie, e ad affermare un apprezzamento più largo dei problemi della Scienza. Pel quale il particolarismo stesso viene compreso in un aspetto più adeguato nella interezza del processo scientifico.
Espressione ed organo di questa tendenza vuole essere la nostra Rivista, che nella misura del possibile si volge appunto a congiungere gli sforzi degli studiosi, innalzando la visione degli scopi scientifici sopra le forme particolari della ricerca.
Un siffatto ideale supera le differenze di vedute per cui si accende la lotta feconda delle scuole e può unire tutti gli spiriti di progresso che amano la Scienza e credono alla solidarietà dei rami che la compongono.
Una sola condizione è richiesta perchè il dibattito riesca veramente fecondo, ed è che esso si mantenga nei limiti della Scienza; che, per quanto è possibile, gli uomini di aspirazioni filosofiche o sociali diverse convengano nel proposito di considerare l’oggetto del loro studio astraendo da ogni movente di ordine sentimentale; che insomma la prospettiva degli effetti desiderati o temuti rimanga estranea alla discussione dei problemi generali, così come accade, almeno come tendenza, entro i dominii particolari delle scienze più progredite.
In questo senso appunto la Rivista vuol fare opera di Filosofia scientifica, non divenire banditrice di costruzioni etiche, politiche o metafisiche.
Tutti coloro che eccellono in un campo qualsiasi di studii sono pregati di recare a tale opera il loro concorso. Piaccia a ciascuno di lasciare per un giorno il consueto linguaggio tecnico e dibattere nella forma più accessibile qualche problema generale, che altri, con uguale libertà ed indipendenza, verrà ad illuminare sotto aspetti diversi.
Il tentativo audace che un gruppo di animosi ha intrapreso con fede robusta potrà riuscire soltanto se alle forze modeste degli iniziatori soccorra largamente il consenso del pubblico.
Nel quale il Comitato dirigente ripone ogni speranza di lieto successo, orgoglioso di scrivere già i nomi di uomini illustri che si sono compiaciuti di portare il loro contributo alla