Rivista di Cavalleria - Volume I/II/La preparazione della Cavalleria Moderna II
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LA PREPARAZIONE
della Cavalleria Moderna
(Continuazione, vedi fascicolo primo).
Lo sviluppo della cavalleria in Russia ha in suo favore tutti i coefficienti desiderabili: la natura del territorio, l’uso abituale del cavallo per parte delle popolazioni, come una condizione della vita ordinaria, l’abbondanza e la qualità della produzione equina.
È popolare in tutti i paesi d’Europa il tipo tradizionale del cosacco come una specie di centauro, incarnazione del guerriero russo resistente, instancabile, celere.
Adattare queste preziose disposizioni naturali alle necessità della guerra moderna, per trarre da esse il maggior profitto possibile, dare un indirizzo scientifico all'equitazione dei cosacchi, pei quali l’arte del cavalcare è una naturale maniera di vivere, costituisce uno degli obbiettivi di chi dirige in Russia le cose dell’esercito.
A questo scopo provvede l’istituto superiore di equitazione di Pietroburgo, la cui funzione organica è quella di dare agli ufficiali delle armi a cavallo una scientifica ed uniforme coltura tecnica, tanto teorica che pratica e quindi sono parti essenziali del programma oltre all’equitazione e l’ippologia, la tattica, la topografia, il tiro, la telegrafia con le più svariate e pratiche applicazioni.
Sono parte dell’insegnamento la storia della cavalleria e gli elementi di preparazione comparata dell’arma nei diversi eserciti stranieri.
Il metodo didattico è quello generalmente in uso anche negli altri istituti, esposizione teorica ai principi relativi alle discipline contenute nel programma, discussione orale per parte degli allievi in conferenze sui vari temi d’insegnamento, applicazione pratica sul terreno.
Per quanto si riferisce alla carriera degli ufficiali, che hanno frequentato l’istituto superiore d’equitazione, il titolo acquistato, pur non costituendo per gli ufficiali stessi un diritto all’avanzamento a scelta al grado superiore, è tuttavia condizione indispensabile per poter aspirare alla nomina di comandante di squadrone o sotnia se trattasi di ufficiale delle truppe cosacche.
Nelle note personali degli ufficiali è tuttavia un titolo di benemerenza professionale, che può essere specialmente ricompensata sia con una gratificazione equivalente alla metà dello stipendio di un anno, sia con altre ricompense a proposta del comandante del corso, esclusa però sempre la promozione al grado superiore.
L’istituto, sommariamente, tenuto conto dell’economia consentita al presente studio è così ordinato: Un comando e quattro reparti: a) Reparto Dragoni — sotto la denominazione di Dragoni comprende tutta la cavalleria regolare che non fa parte della Guardia e dei Cosacchi; b) Reparto Cosacchi; c) Squadrone della scuola cavalleria per ufficiali; d) Scuola di mascalcia — segnatamente per le truppe cosacche.
Il comandante della scuola che ha attributi di comandante di Divisione è scelto dal Ministro della guerra e nominato con decreto imperiale.
A lato del comando e sotto la presidenza del comandante è istituito un Consiglio per gli studi, il quale cura la risoluzione di tutti i problemi tecnici e didattici.
A differenza di quanto si è precedentemente notato nell’ordinamento della scuola della cavalleria tedesca di Hannover, non è istituito un corso speciale di sottufficiali di cavalleria nella scuola di Pietroburgo, ma gli stessi militari di truppa dell’organico permanente della scuola e quelli comandati possono diventare sottufficiali cavallerizzi, sostenendo un esame, su appositi programmi stabiliti dal Ministero della guerra.
La durata del corso per gli ufficiali è di un anno e dieci mesi, salvo una permanenza di altri 3 mesi per quelli che non fossero dichiarati idonei alla fine del corso ordinario.
L’Istituto superiore della cavalleria in Russia non ha, come si vede, niente da invidiare agli altri della stessa natura degli eserciti migliori d’Europa per ordinamento, per estensione ed intensità del programma da svolgersi; favorita invece da condizioni esistenti nel paese e connaturate con lo stesso popolo, la cavalleria russa ha su molte altre la superiorità che, come ho precedentemente accennato, deriva ad essa dalla grande attitudine all'equitazione di campagna, che con tutte le forze perfeziona e adatta alla natura della guerra moderna.
A questo scopo tendono le esercitazioni, le escursioni, le caccie a cavallo; ed i risultati ottenuti in questo genere di applicazioni sportive sono tali da impensierire i potenti vicini tedeschi.
È notevole in proposito il fatto che il generale Schlieffen nel pubblicare in Germania le disposizioni circa le corse di resistenza (Distanzritt) di cui ho parlato precedentemente, le faceva precedere da una sommaria esposizione di ciò che si è fatto per queste corse in Russia e mi piace spigolare in questa specie di prefazione al decreto prussiano, che trovo citato in una pregevole memoria sulle corse di resistenza recentemente pubblicata in Italia.1
«Nella guerra del 1877-78, dice lo Schlieffen, la cavalleria russa non era all'altezza del suo compito, ancorchè abbia principiato la campagna con un’azione di prim’ordine; il 29° Cosacchi superò dalla mattina alla sera del 12 aprile 1877, circa 100 verste (107 chilometri) e giunse a Barboschi in tempo onde prevenire la distruzione del ponte sul Sereth da parte dei Turchi; anche l'infanteria fece in quel giorno una straordinaria marcia, giungendo a Rani, 75 chilometri distante dall’accampamento.
«Da quell'epoca venne, nel perfezionamento della cavalleria, tenuta particolarmente in conto l'istruzione tattica. Nelle manovre di cavalleria del 1880 presso Krasnoj-Szelo la vittoria del partito sud sul nord, si deve ad una marcia forzata di due squadroni i quali occuparono un nodo ferroviario importantissimo superando in 18 ore 193 chilometri.
Nel 1882 fu in seguito ad un eminente studio del colonnello Baikow, primo aiutante del generale Gurko, creata la Einheits-Cavallerie (i Dragoni) ed istruita sul sistema dei Raids americani, per mezzo di trequenti corse di resistenza.
Il generale Strehkow, comandante della 4a divisione di cavalleria in Bielostok fece eseguire simili corse a vari ufficiali come pure ad interi corpi; nel maggio 1884 i Dragoni della guardia si portarono in due giorni da Nowgorod a Krasaoje-Szelo, facendo 80 chilometri in 10 ore nel primo, e 74 chilometri in 9 ore nel secondo, su una cattiva strada inghiaiata di fresco.
L’importante nell'esecuzione delle corse presso i russi è che le intraprendono in tutte le stagioni, su qualunque anche pessime strade e senza riguardo al tempo.
Nel 1886 il granduca Nicola, ispettore della cavalleria con un apposito ukas ordinò che tanto da ufficiali quanto da intere divisioni venissero eseguite il più frequente possibile prove di resistenza, e che a tal uopo si preparassero uomini e cavalli. Immediata conseguenza di ciò fu che: il 10° dragoni eseguì 350 chilometri in 4 giorni (87 chilometri per giorno), l'11° dragoni 410 chilometri in 5 giorni (82 chilometri per giorno), il 12° dragoni 301 chilometri in 3 giorni (100 chilometri per giorno) il 4° Cosacchi del Don 305 chilometri in 3 giorni (102 chilometri per giorno).
Il generale Strehkow, comandante la 4a divisione di cavalleria, superò alla testa di vari squadroni della sua divisione 175 chilometri in 33 ore, di cui 16 e mezzo di riposo.
Nello stesso anno furono istituiti i comandi di caccia; vuol dire i migliori cavalieri degli squadroni passarono una particolare istruzione a lunghe corse allo scopo di formare esperti cavalieri, abili di seguire i loro superiori anche nei più estesi raids, determinati dal servizio di pattuglia di ufficiali.
Al 22 novembre 1890 il comandante del 4° corpo d'armata chiamò a Wolkowysk tutti i comandi di caccia dei reggimenti di cavalleria sotto i suoi ordini; di questi non pochi avevano da superare oltre 100 chilometri al giorno per presentarsi alla visita.
Dopo di aver enumerato altri brillanti esperimenti di questo sistema di corse imposte tanto ai singoli cavalieri che ad interi reparti di truppa, il generale Schlieffen accenna ad uno speciale regolamento sulle marce forzate, pubblicato in Russia nel 1891, col quale si dispone che tutti gli ufficiali, i sottufficiali e 20 dei migliori soldati per squadrone, vengano istruiti in queste corse e che due marce di resistenza vengano eseguite nella stagione invernale. Il sistema applicato nella primavera dello stesso anno 1891 dette ottimi risultati.
Sempre allo stesso scopo posteriormente al 1891 il generale Gurko ha obbligato i reggimenti a recarsi alla sede del suo comando o in altra località centrale per esser visitati e non di rado un reggimento deve percorrere oltre 200 chilometri.
La stessa disposizione fu adottata dagli altri generali russi alla frontiera germanica ed austriaca Kaulbars e Dragomirow.
«Ecco un sistema, conchiude il generale Schlieffen, eminentemente pratico per conoscere a fondo le vere condizioni di un reggimento, la sua prontezza per porsi in marcia e la sua capacità per entrare in campagna».
Le condizioni della cavalleria francese dopo il 1870-71 si possono paragonare a quelle della cavalleria tedesca dopo Jena l'una e l'altra ricche di tradizioni, di ardimenti, di fiducia illimitata nella propria costituzione, nella propria forza irresistibile nel momento decisivo dell’azione, si trovaron in condizione di dover tutto ricostruire, diffidenti dell’arte che avevano fino allora creduta infallibile, dell’organizzazione che pure aveva dato tante vittorie.
Ed alla ricostruzione la Francia si è dedicata con tutte le forze del suo patriottismo e con tutti i mezzi che il popolo francese mette a disposizione del suo esercito.
L’ordinamento per l’istruzione della cavalleria francese è organicamente simile al nostro e differisce dal sistema germanico ed austriaco per questo, che non è istituita in Francia come nella Germania e nell’Austria una scuola esclusiva per gli specialisti come quelle di Hannover e di Vienna, ma l’istruzione di tutti gli ufficiali è divisa in due parti, una elementare nella scuola militare e un corso esclusivamente tecnico e professionale nella scuola di cavalleria (Saumur). Alla funzione importantissima di una scuola di perfezionamento per i più distinti cavalieri provvede peraltro un corso speciale nella stessa scuola di Saumur al quale sono chiamati dai corpi annualmente 60 tenenti di cavalleria ed artiglieria.
La scuola di Saumur è quindi organicamente così ripartita: a) Corso di perfezionamento pei tenenti di cavalleria e di artiglieria; b) Corso pei tenenti di cavalleria di nuova nomina provenienti dalla scuola speciale militare di Saint-Cyr: a questo corso prendono parte anche i sottotenenti trasferiti nell’arma di cavalleria dalle armi a piedi, ed i sottotenenti provenienti dai sottufficiali i quali non frequentarono la scuola come allievi sottufficiali; c) Corso pei sottufficiali allievi ufficiali.
Completano l’istituto i corsi degli aiutanti veterinari, degli allievi telegrafisti, la scuola di addestramento ed uno stabilimento per gli effetti di bardatura (Atelier de Arçonnerie).
L’insegnamento pel corso di perfezionamento abbraccia un completo programma di coltura tecnica: arte e legislazione militare, fortificazione passeggera, artiglieria topografica, equitazione e scienze affini, tiro, scherma, nuoto, ed un corso di lingua tedesca, particolarità della scuola francese la quale esige che anche gli ufficiali allievi imparino la lingua del nemico segnato.
Per gli ufficiali allievi, il programma è più elementare ma più esteso comprendendo anche un riepilogo dell’istruzione della scuola militare dalla quale provengono.
La parte veramente e modernamente importante per una scuola di cavalleria è il grande sviluppo dato all’equitazione di campagna, alle applicazioni sul terreno di tutta la teorica scienza militare insegnata nell’istituto, nelle ipotesi più svariate di una reale azione di guerra.
Sono troppo profondamente impresse nella memoria dell’esercito francese le apparizioni quasi fantastiche della cavalleria tedesca ai fianchi delle colonne marcianti nella dolorosa campagna, perchè non aspirino a superarne i fasti nell’avvenire, e nelle distese pianure di Maine e Loire si galoppa vigorosamente in attesa del gran giorno.
Come in tutti i rami dell’organizzazione militare francese i mezzi sono quasi superiori al bisogno: nella scuola di cavalleria non mancano permanentemente 1200 cavalli dei quali 300 puro sangue, 300 di maneggio di razze varie, ed oltre 600 cavalli d’armi.
Quel che ancora manca alla scuola di Saumur è un canile come quello posseduto dalla scuola di Hannover per cui la caccia, questo potentissimo mezzo d'istruzione di equitazione sportiva, non è che pochissimo praticata e solo in occasione delle riunioni che hanno luogo nel dipartimento, rare e per lo più lontane dalla scuola in maniera che pochi ufficiali vi possono prender parte.
Tutte le altre applicazioni delle discipline contenute nel programma, sono fatte con ampiezza considerevole: dai passaggi a guado, all'applicazione di esplodenti per la distruzione di un manufatto, di un binario ferroviario ecc.
Infine tutto ciò che la scienza della guerra moderna suggerisce, può dirsi sia applicato in Francia con lusso straordinario di mezzi, con la cura assidua del particolare, di guisa che se si prescinde dagli elementi che la buona volontà ed i mezzi materiali non possono creare, gli elementi costitutivi dell’arma posseggono tutti i mezzi di forza e di conoscenza necessari se non sufficienti per raggiungere gli alti fini che un grande esercito si propone.
III.
Dal rapido esame da noi fatto degli organismi, che negli eserciti principali d’Europa attendono alla formazione dell’ufficiale di cavalleria, mi pare possa trarsi la conseguanza che con maggiore o minore intensità, con mezzi più o meno adeguati allo scopo a seconda della ricchezza del paese che vi attende ed il suo patrimonio di tradizioni e di spirito militare, tutti gli eserciti battono una via razionale ed in generale più che deficienza di una coltura tecnica, forse potrebbe esservi difetto di coltura generale.
Ma stabilito questo punto, un altro problema di non minore importanza si presenta alla nostra oservazione: la preparazione larga, scientificamente profonda, impartita ai giovani quadri, proseguita nella scuola continua del servizio attivo è sufficiente, di per sè stessa, ad assicurarci che il comando sia affidato nelle mani di chi nel campo reale dell’azione possegga tutti gli elementi che l’azione presuppone?
Il problema è vitale e per analizzarne i termini occorre scomporre gli elementi costitutivi del concetto del comando, in rapporto alle esigenze dell’azione.
Ora il comando presuppone la visione chiara e sintetica di un problema tattico o strategico da risolvere, la conoscenza piena dei mezzi da impiegare e delle difficoltà da superare, la facoltà di giudicare, decidere ed agire con rapidità fulminea, come rapida è l’azione dell’arma, rapido il mezzo di combattimento che ne caratterizza la natura: il cavallo.
La conoscenza che deriva da una profonda istruzione generale e tecnica è elemento essenziale nell’azione, ma oltre a questo c’è un elemento psicologico ed intellettivo che può perfezionare ma che non crea l’istruzione: elemento il cui grado dato il fine, il mezzo e la natura dell’arma, deve essere elevatissimo, assolutamente al disopra di un aurea media.
La ricerca e la valutazione di questa qualità essenziale di questo quid imponderabile, che distingue l’abile cavaliere da colui che ha l’attitudine al comando, con quali mezzi quali criteri e quali risultati è fatto nella cavalleria?
Dapertutto il sistema è fondato sull’anzianità del servizio col correttivo, in qualche paese, dei limiti di età e del giudizio delle commissioni speciali: teoricamente il sistema ha il difetto di essere troppo formale; l’anzianità di servizio per quanto infatti rappresenti la presunzione di una maggior somma di esperienza di nozioni acquisite, di conoscenza pratica e di maturità di giudizio, è la negazione nel tempo stesso di quella grande vigoria fisica e psichica, che è presupposto imprescindibile dell’attitudine al comando di un arma la cui caratteristica è l’impeto e la fulminea rapidità dell’azione; rimane il giudizio delle commissioni.
Qui il terreno diviene alquanto difficile, ma poichè la mia tesi è quella di un esame critico del sistema positivo vigente, mi proverò a tracciare quali dovrebbero essere le condizioni indispensabili, perchè le commissioni rispondessero agli obbiettivi che la legislazione affida loro, nella importantissima funzione della scelta dei comandanti dell’arma di cavalleria.
Le commissioni dovrebbero avere sempre la conoscenza immediata del giudicabile, averlo visto nell’azione propria dell’arma in campagna, e questa conoscenza positiva di attitudine nell'esercizio di un comando, dovrebbe essere il coefficiente più importante, se non esclusivo, del giudizio.
Poichè peraltro è difficile procurarsi il lusso di un’azione reale di guerra, le manovre dovrebbero proporsi in modo speciale questo fine vitale per la creazione dei comandanti ed i giudici ad esse proposti avere la facoltà di dare un giudizio diretto decisivo ed immediato sull’avvenire dei comandanti.
Nelle dichiarazioni d’inidoneità il rigore dovrebbe essere ispirato, non solo al criterio positivo delle qualità accertate, ma alla necessità della selezione indispensabile, perchè il comando possa essere affidato agli elementi assolutamente superiori.
Per quanto si riferisce alle condizioni psicologiche dei giudici, questi debbono aver purificato lo spirito di tutti gli elementi affettivi che costituiscono il fondo della psiche umana, l’amicizia, il cameratismo, le vigilie d’armi in una lunga carriera, ogni considerazione umanitaria e filantropica deve esser sacrificata alla sincerità della missione, che la legislazione affida alle commissioni, e la cui funzione ideale, secondo la formula della legge e le esigenze dell’arma, non è raggiunta se non quando sia compiuta la strage del maggior numero, per sgombrare il terreno ai pochi ottimi, a quei soli valori che affidano per l’avvenire.
Il sistema è formale e benchè rappresenti una grande garanzia pei più, forse ripeto, per le caratteristiche esigenze dell’arma non assicura sempre la rapida selezione in maniera di creare un vivaio di capi giovani, audaci di una grande autorità morale e di un eccezionale vigore fisico e psichico.
Forse sarebbe più utile, più pratico, più razionale fornire agli ottimi la possibilità di forzare il vicolo cieco dell’anzianità di servizio, dando prove indiscutibili di valore personale, e di questo concetto, per quanto inviso agli ortodossi dell’anzianità, infinite ed utili applicazioni potrebbero esser fatte, moltiplicando i mezzi, le occasioni ai giovani per farsi valere, facendo penetrare nei corpi un’onda vivificatrice di proficua emulazione.
Note
- ↑ Salvi — Corse di resistenza (1894).