232. Ebbe simili stelle il vecchio Atlante

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232.


Ebbe simili stelle il vecchio Atlante
     Con le mie stelle, e fu converso in pietra;
     Or sovra il chiaro fonte Alcide impetra
     4Arte gentil d’umor vano stillante:
E meraviglia fu d’un bel sembiante,
     Che, dove spende Amor l’aurea faretra,
     L’uom che fiso il contempla e non s’arretra
     8Candido sasso il fa tra verdi piante.
Ma ’l mio fato è men duro: orrido crine
     Lui volse in aspro monte e in bianco marmo;
     11Qui cangia la beltà d’un chiaro viso:
Qui gloria è l’esser vinto, ond’io non m’armo,
     Però che questo ancora è paradiso
     14E fiamma e luci ha come il ciel divine.