Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto XXXIX

Sonetto XXXIX

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Sonetto XXXVIII Sonetto XL


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SONETTO XXXVIII


Quanta invidia al mio cor felici e rare
   Anime porge il vostro ardente e forte
   Nodo, che l’ ultime ore a voi di morte
   Fe dolci, che son sempre agli altri amare.
Non furo ai bei desir le Parche avare
   In filar, nè più larghe, nè più corte
   Le vostre vite; ond’ or con egual sorte
   Sete vive nel Ciel, nel mondo chiare.
Se ’l fuoco sol d’ Amor legar può tanto
   Due voglie; or quanto a voi Natura e Amore,
   I corpi quella, e questo l’ alme cinse
D’ immortal fiamma? O benedette l’ ore
   Del viver vostro; e più quel lume santo,
   Che sì bel nodo indissolubil strinse.


SONETTO XXXIX


Alta fiamma amorosa, e ben nate alme,
   Cui nodo avvinse sì tenace e forte,
   Che romper poi nol potè Invidia, o Morte,
   Spargendo a terra le corporee salme.
Ben dovria il mondo con dorate palme,
   Con cerchj, e mete di sì lieta sorte
   Rendervi onor, mentre le rime accorte
   Dal dolor non impetro, e di me calme.
Di voi non già, che fuor d’ umil soggiorno
   Nel Ciel godete, accolte e Cittadine
   Del regno u’ spesso col pensier ritorno.
Parmi veder d’ elette e pellegrine
   Alme girarsi un nembo a voi d’ intorno,
   E vinta restar più ciascuna al fine.