Rime (Guittone d'Arezzo)/Degno è che che dice omo el defenda
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XXX
Non è vero che sia piú facile fare il male che il bene.
Degno è che che dice omo el defenda;
e chi non sente ben cessi parlare,
e, s’el parla, mendare
deggialo penitendo e perdon chera;
5e me convene a defensione stenda
che mal legger non sia piú che ben fare,
da poi giá ’l dissi, e pare
lo credano plusor cosa non vera.
Dico che male amaro è in natura
10e ’l contrar suo bon, dolce, piacente;
e cor ben natoralmente ordinato,
in cui sano è palato,
bono dolce e reo amar savora;
ma chi disordinato halo e ’nfermo,
15a lo contrario è fermo,
sí come in corporal palato avene
d’infermo a sano bene,
e ’n giudicio di non saggio e saggio.
Di bon porta ver saggio
20quel che giudica bon, sano, saccente.
Chi più è bono, bon conosce a meglio,
e, con meglio, megli’ave in amore,
perch’ama in suo valore
retto, giusto, ben catuna cosa;
25und’alma piú che corpo ama, e sa i meglio
cielo che terra, quanto e ’l sa migliore;
e d’amor fa savore,
nel quale dolce par cosa noiosa.
Quanto tradolce dolc’è in essa donque!
30E se ’ffannoso è bono alcuna fiata,
scifal giá non, bon, ma piú ’l desìa.
Prod’om cher pugnar pria
con prode che con vil, che non vole onque:
ov’è valor, fa valore e porge merto.
35Gravezza in corpo certo
face, oh, che poco, ov’è dolcezza in core!
E, quando evvi amarore,
non guaire corpo in agiar ben monta.
Ov’om falla e prend’onta,
40onni sua gioi de noi dea star meschiata.
Non ha giá mai savor non bono a bono,
ni fore suo savor propio è bon loi,
sí como è certo noi.
Carnal piacere odiaro e mondan santi,
45e lo despiacer quasi amò catono;
e se dicem, Dio ciò fece nei soi,
troviall’anche in altroi,
in filosofi orrati e magni manti;
ch’è ben razional seguir ragione
50e non sensi gauder, ma intelletto.
E no ’n vizio ma vertú ho gaudio assai;
gaudio in vizio è non mai,
se ’n natura non ven corruzione,
segondo che ’l saggio Aristotel dice
55e mostra omo felice
vertú ovrando. In cui gaudio è pieno,
e’ no male terreno
ni bene pregia alcun, ma la cui mente
gaudio dentro non sente,
60fugge a van corporal parvo diletto.
Cristo el giovo suo dice soave,
la soma leve; e santa anche scrittura
dice la via dei rei grave, pretosa;
e Arestotel posa
65in sentenza esta; e saggio onni assí l’ave.
E che è, quando noi sembr’altramente,
for che ’nfermo, nesciente
e disnaturat’è nostro cor fatto,
da viziato uso stratto,
70lo qual giá fece e fa cibo veneno,
e triaca non meno
sembrar fa venenosa, ove ben dura?
Non donqu’è ’l mal piú a far che ’l ben leggero,
ma piú grav’è in natura e in uso anco.
75Gaudendo tribula om, male operando;
bon ben gaude, penando.
Gaude, combattend’om bon cavalero,
e donna, maschio bel figlio facendo,
martir, morte soffrendo;
80e legger stimo arar piú ch’embolare,
astenere in mangiare
piú che sovente el ventre molto empiere,
e castitá tenere
piú ch’avoltrare, e ovrar che star nel banco.
85Iacomo, Giovanni, amici, e Meo,
me piace onni dir meo
interpetrare e difendere in Pisa
deggiate a vostra guisa,
e come piace voi mel calognate.