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XXIX. Sonetto di Papa Chimente XXXI. Sonetto alla sua donna

Testo A: Al sonetto del Bembo


Mentre navi e cavalli o schiere armate
che ’l ministro di Dio sì giustamente
move a ripor la misera e dolente
4Italia e la sua Roma in libertate,
  
son cura della vostra alma pietate,
io vo, signor, pensando assai sovente
cose, ond’io queti un desiderio ardente
8di farmi conto alla futura etate.
  
Intanto al vulgo mi nascondo e celo
là dov’io leggo e scrivo; e ’n bel soggiorno
11partendo l’ore fo picciol guadagno.
  
Cosa grave non ho dentro e d’intorno;
cerco piacere a lui che regge il cielo;
14di duo mi duolo e di nessun mi lagno.


Testo B: Contraffà la parodia


Né navi né cavalli o schiere armate,
che si son mosse così giustamente,
posson ancor la misera e dolente
4Italia e Roma porre in libertate.
  
S’è speso tanto ch’è una pietate,
e spenderassi e spendesi sovente:
mi par ch’abbiamo un desiderio ardente
8di parer pazzi alla futura etate.
  
Onde al vulgo ancor io m’ascondo e celo;
non leggo e scrivo sempre e ’n mal soggiorno
11perdendo l’ore, spendo e non guadagno.
  
Cosa grata non ho dentro o d’intorno,
testimon m’è colui che regge il cielo;
14di me sol, non d’altrui mi dolgo e lagno.