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XIX. A Monsignor Agnolo Divizi gridando la sua innocenza XXI. Mando fatto in Abruzzi contro Amore dispettoso

Testo A [Del Castiglione]


Cesare mio, qui sono ove il mar bagna
la riva a cui diè l’ossa e ’l nome mise
morta colei ch’ebbe il figliuol d’Anchise
4nutrice a Troia e ne suoi error compagna.
  
Qui la vittoria espetta e Franza e Spagna
di sue rapine e prede mal divise,
e chi al barbaro giogo si sommise
8or tardo del suo error si pente e lagna.
  
Tra foco, fiamme, stridi orrendi e feri,
fame, roine e martïal furore,
11meno mia vita in duri aspri sentieri;
  
e pur vivon scolpiti in mezzo il core
tutti l’antichi miei dolci pensieri,
14ché Morte ha sol la scorza e ’l rest’Amore.


Testo B: Sonetto al Divizio Monsignor Angelo Divizi da Bibbiena


Divizio mio, io son dove il mar bagna
la riva a cui il Battista il nome mise
e quella donna che fu già di Anchise
4non mica scaglia ma bona compagna.
  
Qui non si sa che sia Francia né Spagna,
né lor rapine ben o mal divise;
se non che chi al lor giogo si summise
8grattisi ’l cul, s’adesso in van si lagna.
  
Fra sterpi e sassi e villan rozzi e fieri,
pulci, pidocchi e cimici a furore,
11men vo a sollazzo per aspri sentieri;
  
ma pur Roma ho scolpita in mezzo il cuore
e con gli antichi mei pochi pensieri
14Marte ho nella brachetta e in culo Amore.