Rime (Berni)/VI. Capitolo del Cornacchino

VI. Capitolo del Cornacchino o Lamento di Nardino canattiere, strozziere e pescatore eccellentissimo

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Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
VI. Capitolo del Cornacchino o Lamento di Nardino canattiere, strozziere e pescatore eccellentissimo
V. Capitolo del diluvio VII. Capitolo de' ghiozzi


O buona gente che vi dilettate
e piaccionvi i piacer del Magnolino,
3pregovi in cortesia che m’ascoltiate.

Io vi dirò el Lamento di Nardino,
che fa ogn’or con pianti orrendi e fieri
6sopr’al suo sventurato Cornacchino.

Quest’era un bello e gentil sparavieri
ch’e’ s’avea preso e acconcio a sua mano
9et avutone già mille piaceri;

egli era bel, grazïoso e umano,
sicuro quant’ogn’altro uccel che voli,
12da tenersel per festa a ignuda mano.

Avea fatto a’ suoi dì mille bei voli;
avea fra l’altre parti ogni buon segno,
15e prese già quarant’otto assiuoli.

Non avea forza, ma gli aveva ingegno,
o, come dicon certi, avea destrezza,
18e ’n tutte le sue cose assai disegno;

tornava al pugno, ch’era una bellezza;
aspettava il cappell com’una forma:
21in fine, gli era tutto gentilezza.

O Dio, cosa crudel fuor d’ogni norma,
che quando e’ venne il tempo delle starne
24e che n’apparse fuora alcuna torma,

appena ebb’ei comminciato a pigliarne,
che gli venne un enfiato sott’il piede,
27appunto ov’è più tenera la carne,

sì come tutto dì venir si vede
a gli uccei così vecchi come nuovi,
30che per troppa caldezza esser si crede.

Quel che si sia, comunque tu gli provi,
e’ vien subitamente loro un male,
33che questi uccellator chiamano i chiovi.

O umana speranza ingorda e frale,
quant’è verace il precetto divino
36che non si debba amar cosa mortale!

Comminciò indi a sospirar Nardino
e star pensoso e pallido nel volto,
39dicendo dì e notte: "O Cornacchino,

o Cornacchin mio buon, chi mi t’ha tolto?
Tu m’hai privato d’ogni mio sollazzo,
42tu sarai la cagion ch’io verrò stolto.

Impiccato sia io s’io non m’amazzo,
s’io non mi metto al tutto a disperare".
45Così gridava che pareva pazzo.

E come spesso avvien nell’uccellare,
che qualche uccel fantastico e restio
48così ’n un tratto non volea volare,

e’ s’adirava e bestemmiava Dio
e mordeasi per rabbia ambo le mani,
51gridando: "Ove sei tu, Cornacchin mio?".

Di poi ha preso adirarsi co’ cani,
e gli chiama e gli sgrida e gli minaccia
54e dà lor bastonate da cristiani.

Ond’un ch’è suo (né vo’ che vi dispiaccia),
c’ha nome Fagianin, ch’è un buon cane,
57èssi adirato e non ne vuol più caccia,

e spesso spesso a drieto si rimane;
dicono alcuni che ’l fa per dolore:
60un tratto e’ va più volentieri al pane.

Vedete or voi quanta forza ha l’amore,
che insino a gli animali irrazionali
63hanno compassïon del lor signore:

queste son cose pur fiere e bestiali,
chi le discorre e chi le pensa bene,
66che ’ntervengon nel mondo a gli animali.

Però, s’alcuna volta c’interviene
cosa ch’al gusto non ci vadi troppo,
69bisogna tôrne al fin quel che ne viene;

ché si dà spesso in un peggiore intoppo
et è con danno altrui spesso insegnato
72che gli è meglio ir trotton che di galoppo.

O buona gente ch’avete ascoltato
con sì divota e pura attenzïone
75questo lamento ch’io v’ho raccontato,

abbiate di Nardin compassïone,
sì ch’e’ non s’abbi al tutto a disperarne:
78Dio lo cavi di questa tentazione.

Io voglio in cortesia tutti pregarne
che voi preghiate Dio pel Cornacchino;
81dico a chi piace uccellare alle starne,

ch’è proprio un de’ piacer del Magnolino.