LXXIII.

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LXXII. Capitolo secondo alla sua innamorata LXXIV.

Testo A [Del Varchi]


"Sacre muse toscane, o voi mi date
un dolce stil quale ha il mio Bernia, od io
tacerò sempre e frenarò il disio
4di lodar lui, che voi sì forte amate.
  
Le pure rime sue, senza arte ornate,
non lungi molto a quelle van che ’l dio
di Cinto canta ad Euterpe e Clio,
8onde ben puonno al mondo esser lodate.
  
E se pur solo a lui concesso avete
sì raro don, sospesa a questo pino
11muta sempre starà la mia sampogna".
  
Così come uom che le sue voglie sogna,
dicea Damon, quasi invidiando Elpino.
14Or tace, e del tacer bel frutto miete.


Testo B [Risposta del Berni]


Varchi, quanto più lode voi mi date
tanto più l’aborrisco e rifiuto io,
che so che vinto da gentil disio
4altri più che voi stesso a torto amate.
  
Le rime mie, senza arte e non ornate,
assai lontan da quelle van che ’l dio
di Cinto canta ad Euterpe e Clio
8e dalle vostre, a gran ragion lodate;
  
da quelle che d’altrui diverse avete
quanto l’umil ginebro all’alto pino,
11da stridol canna nobile sampogna,
  
quanto dall’uom ch’è desto a quel che sogna.
Or canti il buon Damone e taccia Elpino,
14ch’ei sol del suo bel dir buon frutto miete.