Rime (Berni)/LXXI. Capitolo primo alla sua innamorata

LXXI. Capitolo primo alla sua innamorata

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Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
LXXI. Capitolo primo alla sua innamorata
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Quand’io ti sguardo ben dal capo a’ piei
e ch’io contemplo la cima e ’l pedone,
3mi par aver acconcio i fatti miei.
  
Alle guagnel, tu sei un bel donnone,
da non trovar nella tua beltà fondo,
6tanto capace sei con le persone.
  
Credo che chi cercasse tutto ’l mondo
non troveria la più grande schiattona:
9sempre sei la maggior del ballo tondo.
  
Io vedo chiar che tu saresti buona
ad ogni gran refugio e naturale,
12sol con l’aiuto della tua persona.
  
Se tu fussi la mia moglie carnale,
noi faremmo sì fatti figliuoloni
15da compensarne Bacco e Carnevale.
  
Quando io ti veggio in sen que’ dui fiasconi,
oh mi vien una sete tanto grande
18che par ch’io abbia mangiato salciccioni;
  
poi, quand’io penso all’altre tue vivande,
mi si risveglia in modo l’appetito
21che quasi mi si strappan le mutande.
  
Accettami, ti prego, per marito,
ché ti trarrai con me tutte le voglie,
24perciò ch’io son in casa ben fornito.
  
Io non aveva il capo a pigliar moglie,
ma quand’io veggio te, giglio incarnato,
27son come uno stallon quando si scioglie,
  
che vede la sua dama in sur un prato,
e balla e salta come un paladino;
30così fo io or ch’io ti son allato.
  
Io ballo, io canto, io sòno il citarino,
e dico all’improvista de’ sonetti
33che non gli scoprirebbe un cittadino.
  
Se vòi che ’l mio amor in te rimetti,
èccome in punto apparecchiato e presto,
36pur che di buona voglia tu l’accetti.
  
E se ancor non ti bastasse questo,
che tu voglia di me meglio informarti,
39infórmatene, ché gli è ben onesto.
  
In me ritrovarai di buone parti,
ma la meglior io non te la vo’ dire:
42s’io la dicessi, farei vergognarti.
  
Or se tu vòi alli effetti venire,
stringiamo insieme le parole e’ fatti,
45e da uom discreto chiamami a dormire;
  
e se poi il mio esser piaceratti,
ci accordaremo a far le cose chiare,
48ché senza testimon non voglio gli atti.
  
Io so che presso me arai a durare
e che tu vòi un marito galante:
51adunque piglia me, non mi lasciare.
  
Io ti fui sempre sviscerato amante;
di me resti a veder sol una prova:
54da quella in fuor, hai visto tutte quante.
  
Sappi che di miei par non se ne trova,
perch’io lavoro spesso e volentieri
57fo questo e quello ch’alla moglie giova.
  
Con me dar ti potrai mille piaceri,
di Marcon ci staremo in santa pace,
60dormirem tutti due senza pensieri,
  
perché ’l fottere a tutti sempre piace.