Rime (Berni)/LVIII. Al Cardinale Ippolito de' Medici

LVIII. Al Cardinale Ippolito de' Medici [sul tristo impantanamento a Malabergo]

../LVII. Capitolo al Cardinale de' Medici ../LIX. Sonetto del Bernia IncludiIntestazione 19 settembre 2008 75% letteratura

Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
LVIII. Al Cardinale Ippolito de' Medici [sul tristo impantanamento a Malabergo]
LVII. Capitolo al Cardinale de' Medici LIX. Sonetto del Bernia


S’i’ avessi l’ingegno del Burchiello,
io vi farei volentieri un sonetto,
ché non ebbi già mai tema e subietto
4più dolce, più piacevol né più bello.
  
Signor mio caro, io mi trovo in bordello,
anzi troviànci, per parlar più retto:
come tante lamprede in un tocchetto,
8impantanati siam fin al cervello.
  
L’acqua e ’l fango, i facchini e i marinari
ci hanno posto l’assedio alle calcagna,
11gridando tutti: "Dateci danari!".
  
L’oste ci fa una cera grifagna
e debbe dir fra sé: "Frate’ miei cari,
14chi perde in questo mondo e chi guadagna:

                all’uscir della ragna,
di settimana renderan gli uccelli".
17E facci vezzi come a suoi fratelli.

                Vengon questi e poi quelli
e dicon che la rotta sarà presa
20qua intorno a san Vincenzio o santa Agnesa;

                che noi l’abbiamo intesa
più presto sotto a mangiarci lo strame,
23ch’andare inanzi a morirci di fame

                a quello albergo infame
che degnamente è detto Malalbergo;
26ond’io per stizza più carta non vergo.