Rime (Berni)/I. Canzon d'un saio a messer Antonio Dovizi da Bibbiena

I. Canzon d'un saio a messer Antonio Dovizi da Bibbiena

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Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
I. Canzon d'un saio a messer Antonio Dovizi da Bibbiena
Rime (Berni) II. Capitolo a suo compare a messer Antonio da Bibbiena


Messer Antonio, io son inamorato
del saio che voi non m’avete dato.
        
Io sono inamorato e vo’gli bene
proprio come se fussi la signora;
5guàrdogli il petto e guàrdogli le rene:
quanto lo guardo più, più m’inamora;
piacemi drento e piacemi di fuora,
da rovescio e da ritto;
tanto che m’ha trafitto,
10e vo’gli bene e sonne inamorato.
        
Quand’io mel veggio indosso la mattina,
mi par dirittamente che ’l sia mio;
veggio que’ bastoncini a pescespina,
che sono un ingegnoso lavorio.
15Ma io riniego finalmente Dio
e nolla voglio intendere,
che ve l’ho pur a rendere;
e vo’gli bene e sonne inamorato.
        
Messer Anton, se voi sapete fare,
20potete doventar capo di parte.
Vedete questo saio, se non pare
ch’io sia con esso indosso un mezzo Marte?
Fate or conto di metterlo da parte:
io sarò vostro bravo
25e servidore e schiavo,
et anch’io portarò la spada allato.
        
Canzon, se tu non l’hai,
tu poi ben dir che sia
fallito insino alla furfantaria.