Rime (Bembo)/O superba e crudele, o di bellezza
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Pietro Bembo - Rime (1530)
O superba e crudele, o di bellezza
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LXXXVII.
O superba e crudele, o di bellezza
e d’ogni don del ciel ricca e possente,
quando le chiome d’or caro e lucente
saranno argento, che si copre e sprezza,4
e de la fronte, a darmi pene avezza,
l’avorio crespo e le faville spente,
e del sol de’ begli occhi vago ardente
scemato in voi l’onor e la dolcezza,8
e ne lo specchio mirerete un’altra,
direte sospirando: – eh lassa, quale
oggi meco penser? perché l’adorna11
mia giovenezza ancor non l’ebbe tale?
A questa mente o ‘l sen fresco non torna?
Or non son bella, alora non fui scaltra –.14