Rime (Andreini)/Sonetto LXXVII
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto LXXVII
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SONETTO LXXVII.
E
Cinta sì dal ferro empio, e nemico La bella Francia; ma veder già parme
Fatto maggiore al gran vibrar de l’arme
Di lei sì cara al Cielo il pregio antico;
Ond’io piena d’ardir già m’affatico
Per accordar questo mio basso carme
Di Marte al suon, che non può spaventarme
Sì, ch’io non canti il mio famoso Henrico.
Henrico il saggio, e sol d’Impero degno,
L’opre di cui non men giuste, che forti
Fanno immortal lui stesso, e ’l suo bel Regno.
Quel di cui sol la Fama hoggi ragiona;
Nè sa veder s’ei meglio stringa, ò porti
Lo scettro, ò ’l brando, l’elmo, ò la Corona.