Rime (Andreini)/Sonetto LXXV
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto LXXV
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SONETTO LXXV.
Q
Uanto me stessa alhor (lassa) ingannai, Quando destar nel tuo gelato core
Faville di pietà, se non d’amore
Ardendo, amando misera sperai.
Ma dolce sì da quegli ardenti rài
Piovèa ne l’alma il mal gradito ardore;
Ch’io con quel, che cadèa da gli occhi humore
Rigido scoglio intenerir pensai.
Grate mi fur de gli amorosi strali
Le piaghe sì; ch’io mai non chiesi aìta.
Hor me stessa, ed Amor tiranno incolpo;
E pentita vorrei per fuggir l’ali,
Ma non salda il fuggir mortal ferita,
Nè torna pentimento à dietro il colpo.