Ricordanze della mia vita/Parte terza/XVII. Amarezze politiche

XVII. Amarezze politiche

../XVI. Ricordi ../XVIII. Il ritratto della moglie IncludiIntestazione 7 ottobre 2021 100% Da definire

Parte terza - XVI. Ricordi Parte terza - XVIII. Il ritratto della moglie

[p. 362 modifica]

XVII

(Amarezze politiche).

Santo Stefano, il dí di Pasqua 16 aprile 1854.

. . .1. Ho letto le espressioni cortesi del mio Panizzi. Ma, diletta mia, egli s’inganna, e forse si inganna per affezione, e per pietá di una sventura grande. Io conosco me stesso, so quello che valgo: e senza velo (io parlo a te che mi sei moglie e sei parte di me stesso) e senza velo ti dico che io valgo pochissimo: e mi rattristo considerando in quale bassezza ha dovuto cadere la letteratura, e il sapere, se un uomo come me è riputato qualche cosa. L’aveva io il desiderio di divenir qualche cosa, l’aveva io un ardore immenso per gli studii, amava io il sapere come amo te, o mia Gigia adorata, ma tu sai che la fortuna ci è stata sempre nemica, mi ha negato persino i libri: onde sono rimasto ignorante, e tormentato da una grande idea che non ho potuto raggiungere giammai. Sai chi sono io? Conoscimi bene, e sappi che io mi sono uno che ho un po’ di buon senso, molto affetto, e parlo alla semplice, niente piú, niente, niente. Chi mi dice altro, mi fa ridere, o mi fa sdegno. Ma tu mi conosci: onde tienimi quale mi hai giudicato, non quale mi giudicano gli altri da lontano. Nella lettera che mi hai mandato si dice che si è fatto parlare di me all’imperatore de’ francesi, e «Sua Maestá se mi potrá servire, lo fará». Vedi come parla il mondo! La maestá di un imperatore servire a me. Io non mi son mai sognato di chiedere grazie, né di raccomandarmi ad intercessori potenti: e son certo che neppure tu, o mia generosa Gigia, ti avrai mai sognato una cosa simile: sará stato un pensiero di quei [p. 363 modifica]signori2. Ma io ringrazio essi, ed il mio imperial servitore di tanta bontá che dimostrano per me. Io mi crederei umiliato ed offeso se avessi grazia per mezzo di chi ha tolta la libertá al suo paese: io aborrisco tutte le ingiustizie e tutte le tirannidi sieno regie, sieno imperiali, sieno popolari, sieno divine, io sarei splendidamente ingrato. Ma capisco che senso c’è sotto a quelle parole, che forse non sono intorno a me particolarmente: sono intorno al paese in cui si cercano partigiani. T’ho detto che s’ingannano nel giudicarmi, e te lo ripeto: non per grazie, né per onori, né per ricchezze, né per morte, né per l’inferno io muterei opinione: sono italiano purissimo: e niente piú, io non sarò mai partigiano né di Napoleone né di Murat, né del tedesco: dove è il giusto e l’onesto con quella parte son io: e perché il giusto e l’onesto non è in nessuna parte, io non sono con nessuno, sono con me stesso. Sempre piú mi vado confermando in quel mio pensiero di che t’ho scritto piú volte, o Gigia mia, che se uscirò di qui dovrò esulare, perché le cose muteranno sí, ma non in meglio, e ci toccherá a vedere altri ribaldi, altri mali pubblici, altre vergogne; e forse a spargere altre lagrime. Ma io ormai sono stanco di tante lordure, e me ne starò lontano e solitario: e lontano e solitario farò la mia parte di bene predicando con gli scritti la giustizia e l’onestá. Ti ho scritto tutto questo per farti comprendere bene il senso della lettera, e le mie intenzioni, acciocché tu sii preparata ad ogni cosa, ed andiamo d’accordo per il futuro, come siamo stati d’un animo e di un’idea per lo passato. Di questo che t’ho scritto non farne motto ad anima viva, anzi lacera questa lettera.

Hai fatto bene, perché non potevi altrimenti, di dare la traduzione di Luciano a P. F.3, ma bada che io non ho altra copia se non quelle due che ti mandai e una minuta informe. Se si perdesse io non potrei mai rifarla. Sto continuando, ma adagio, anche per far bene. Scrivo le Memorie perché la traduzione continua mi asciutta il cuore e la mente.


Note

  1. Vedi lettera 3 febbraio e 9 febbraio. [Nota di R. S.]
  2. Panizzi, Palmerston e Gladstone. [Nota di R. S.]
  3. Peppino (Giuseppe) Fiorelli. [Nota di R. S.]