Ricordanze della mia vita/Parte terza/VIII. Echi del mondo
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VIII
(Echi del mondo).
Santo Stefano, 9 febbraio 1854.
... Qui abbiamo saputo le novelle di una battaglia terrestre vinta dai turchi il 6 gennaio; e di una navale del 12 gennaio nella quale 24 grossi legni russi sono stati affondati. Altri grandi avvenimenti debbono essere stati, che ne produrranno anche altri. Si parla di un’abdicazione del re, a cui non credo. Pare che grandi cose succederanno: possiamo cominciare a sperare che potran finire una volta questi strazi che durano da sei anni. Se il re avesse senno, e volesse salvare la sua dinastia, e questo sventurato paese dalla guerra civile, dovrebbe cedere ai tempi soverchianti, lasciare al figliuolo il regno, ed egli cercar perdono a Dio del male fatto. Un altro principe, un Murat, sarebbe per noi un flagello. Oh, perché certi uomini non debbono comprendere il bene loro ed il bene comune? Io temo assai che la pubblica opinione, l’opinione almeno della maggior parte non voglia il contrario, non desideri Murat. Diletta mia, io temo che se uscirò di questo luogo dovrò andare in esilio volontario. Povero paese nostro, quanti mali avrá a sofferire! Né il regnante né i regnati capiscono i loro veri interessi: l’uno perderá sé stesso per la sua sciocca ostinazione, gli altri perderanno sé stessi e i loro figliuoli per sciocchi desiderii, per non saper sofferire altro poco. A me non resterá che piangere su le sciagure della mia cara patria, che io prevedo non lontane e terribili. Iddio mi faccia falso profeta: ma nel mondo si raccoglie quel che si semina: chi semina lagrime raccoglie lagrime: chi ha tradito sará tradito. Basta: attendiamo; e preghiamo Iddio che abbia pietá di tutti.