Renovatione della Chiesa/Ammaestramenti/16
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XVI. Della Carità e dilezione fraterna
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1. Amate tutte le vostre sorelle che questo è precetto di Jesu; e tanto sia in voi questa dilezione e amore che, quando le riscontrate, giubiliate d’allegrezza come se fussi la prima volta che vi vedessi.
2. Ricordatevi spesso che il vostro Sposo stando in terra disse: Mandatum novum do vobis ut (Jo. 13,34), etc., e che in questo si sarebbon conosciuti i sua discepoli; se havessino hauto dilezione insieme
3. Vorrei che voi amassi le vostre sorelle come faresti proprio se fussin nate dal medesimo padre e dalla medesima madre, e uscite dalla medesima casa che siete uscita voi.
4. Abbracciate tutto il mondo in vincolo d’amore, amando sempre tutte le creature per carità pura, cioè senza minimo attacco e affetto disordinato, ma solo perché Dio l’ama e vuole che voi l’amiate.
5. Amate più la carità che voi medesima.
6. Quelle creature che non amano il prossimo e non hanno dilezione intrinsica l’una con l’altra, per me direi che non havessin punto di conoscimento di Dio.
7. A volere amare il prossimo bisogna compatirgli, ma compatirgli sapientemente, cioè non haver tanta compassione che sia troppa; perché dove si vede l’offesa di Dio, allotta convien lasciare una certa compassione che non è secondo la carità, e dir le cose stiettamente e sinceramente come le si intendano.
8. Compatite a difetti che vedete nelle vostra sorelle, scusatele sempre, e sentite i lor disgusti et affliggimenti come proprio fussin vostri.
9. Compatite a Jesu vostro Sposo e a chi participa della sua passione. Esso è in cielo e non può più patire; però compatite a sua membri, che lo reputerà fatto a se stesso.
10. Godetevi della perfezione delle vostre sorelle. All’obbligo della perfezione basta ringratiarne Dio; ma se lo potete onorare in più sublime modo, perché non l’havete voi a fare?
11. Godetevi dell’amore che Dio porta alle creature e della perfezione che gli comunica.
12. Se voi desiderate per voi un grado di grazia, chiedetene a Dio dua per le vostre sorelle; e questo perché havete a stimar loro più meritevole di voi e atte a farne più frutto e dar più gloria a Dio che non faresti voi, e così purificherete l’anima vostra da ogni amor proprio e verrete a disporvi maggiormente per ricever l’istesse grazie.
13. Desidero che tanta sia in voi la carità, che più vi rallegrassi e ringratiassi Dio de benefizi e grazie concesse alle vostre sorelle, che di quelle che concede a voi; e molto più desiderassi che Dio amassi le vostre sorelle, che voi non desiderate d’esser amata voi, anzi ne pregassi l’istesso Dio. E questo per conoscer che le vostre sorelle son molto più grate de sua benefizi, e molto più corrispondono a Dio che non fate voi.
14. Se lo stesso Dio volessi concedere a un prossimo che v’offendessi e vi dessi disgusto (che non può esser, a ogni modo desiderate che gl’habbia tutta la perfezione e gloria de Serafini, ancor che l’havessi a spendere in vostra offesa.
15. Sia lontano da voi ogni minimo che di sdegno e mormorazione.
16. Sentite e favellate del vostro prossimo come vorresti fussi sentito e favellato di voi .
17. Parlate sempre il manco che potete del vostro prossimo, perché poche volte si parla del prossimo, benché in bene, che non vi s’aggiunga il ma; e sì come il vetro percuotendosi facilmente si rompe, così il prossimo mettendosi per bocca facilmente s’offende.
17/bis. Non dite cosa del prossimo vostro in assenza, che non la dicessi in presenza.
18. s’io conoscessi una che in vita sua non havessi mai detto male del prossimo, la stimerei degna d’esser canonizzata in vita.
19. Haresti a favellare del prossimo vostro come faresti dello stesso Dio, per modo di dire, e de Beati che sono in cielo.
20. Quando favellate a una vostra sorella o vero trattate di lei, vorrei che havessi queste considerationi: come essa vostra sorella è sposa del Verbo, tempio dello Spirito Santo e sorella de gl’Angioli; e che ne parlassi o trattassi con lei, con quella reverenza che vi pare che si ricerchi a una che sia tale.
21. Siate comunicativa perché se non fate frutto voi delle grazie che Dio vi fa, con il comunicarle all’altre, può essere che esse lo faccino.
22. Amate tutte le vostre sorelle d’uno scambievole et intrinsico amore , essendo la prima a sovvenirle in tutte le lor necessità; anzi humilmente pregatele che quando hanno un bisogno ve lo voglino conferire.
23. Quando potete torre qualche fatica alle vostre sorelle, ingegnatevene.
24. È meglio affaticarsi e far le cose l’una per l’altra, che se ciascuna facessi per se stessa, perché nel far le cose per sé v’è l’amor proprio e nel farle per l’altre v’è la carità.
25. Ne servizi del prossimo, non fate stima alcuna del vostro corpo .
26. Questo è un asinello: deve portar la soma dì e notte, non bisogna tenerlo in riposo.
27. Stimate perso quel dì, nel quale non havete fatto qualche carità al prossimo.
28. Nell’usar la carità siate allegra e pronta, pensando che fate ossequio a Dio ne membri sua, perché lui reputa fatto a sé quel che si fa a una creatura per amor suo. Egli è vero Padre, deve esser da voi amato. E vostro Sposo: la sposa deve far ossequii allo Sposo; ma poiché a lui non gli potete fare, v’ha lasciato il prossimo al quale gli facciate in cambio suo, però fategli con grand’affetto, pensando di fargli allo stesso Dio.
29. Se ben nell’usar la carità alle vostre sorelle molte volte fate ossequio a questi corpi, risguardate però sempre l’anime, et in quelle risguardate l’immagine e similitudine di Dio.
30. Mentre servite e fate ossequio alle vostre sorelle, occupatevi in queste considerazione, quando nell’una quando nell’altra. Consideratele come figlie dell’eterno Padre, come spose del Verbo, come tempio dello Spirito Santo e come sorelle de gl’Angioli. O vero considerate l’amore con che Dio l’ha amate. E con queste considerationi accendetevi a fargli quelle carità con grand’ affetto.
31. Reputatevi indegna e stimate gran grazia di poter servire all’anime, che son sacrario dello Spirito Santo.
32. Non permettete mai che alcuna vostra sorella patisca per vostro amore, ma vogliate sempre esser quella voi che patiate e non quella che dà da patire .
33. Mettetevi a sopportar qualsivoglia cosa per le vostre sorelle, e particularmente per quietare e consolare un’ anima, perché il cuore inquieto non dà in sé vero riposo a Dio. E voi non dovete bramar altro che poter dare a Dio le sua creature.
34. Quando vi vengono occasione d’esser non solo disgustata, ma ingiuriata, habbiate sempre verso quelle particulare obbligo e in occasione mostrate gratitudine e amore di quell’ingiuria e torto che vi fanno.