Quel ch'a la bella mia ladra d'amore
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Questo testo fa parte della raccolta Pietro Michiele
II
LA BELLA DERUBATA
Quel ch’a la bella mia ladra d’amore
furâr sagaci man di ladri erranti,
era l’avaro prezzo onde il suo ardore
vende lasciva a poco onesti amanti.
Ma non giá con sospir, non giá con pianti
de la perdita sua mostra dolore,
che stimar l’oro avvien ch’ella si vanti
quanto stimò, di chi donollo, il core.
Correte a risarcir con larga usura
de la perdita i danni, o voi rivali
del lascivo piacere della natura.
Move Amor ne’ begli occhi aurate l’ali,
e a voi, mentre a costei l’oro procura,
mostra d’oro la face e d’òr gli strali.