Quel Giove adunque, che potea di strali
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Orazio Petrochi
I1
Quel Giove adunque, che potea di strali
Vibrar diluvi dall’etereo polo,
E con un cenno, con un cenno solo
Ridurre in polve i miseri Mortali:
5E quel di Numi eterni, ed immortali
In Ciel possenti, e in terna immenso stuolo,
Lasciò cader miseramente al suolo
Questi suoi Templi eccelsi e trionfali!
Qual possanza, o nemico empio destino,
10Legogli il braccio, che io non vedo i noti
Segni famosi del vigor divino?
Oh stolti! E vi fu pur chi tra divoti
Inni di lode, riverente e chino,
Gli offerse doni su gli altari, e voti!
Note
- ↑ Templi di Giove Laziale sul monte Albano.