Que farai, Pier dal Morrone?

Jacopone da Todi

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Que farai, Pier dal Morrone?
Èi venuto al paragone.

Vederimo el lavorato,
ché en cella hai contemplato.
S’è ’l monno de te engannato,5
séquita maledezzone.

La tua fama alta è salita,
en molte parte n’è gita:
se te sozzi a la finita,
ai bon’ sirai confusïone.10

Como segno a saietta,
tutto lo monno a te affitta:
se non ten’ belancia ritta,
a Deo ne va appellazione.

Si se’ auro, ferro o rame,15
provàrite en esto esame;
quign’ hai filo, lana o stame,
mustàrite en esta azzone.

Questa corte è una fucina
che ’l bon auro se ce affina:20
s’ello tene altra ramina,
torna ’n cennere e ’n carbone.

Se l’ofizio te deletta,
nulla malsania è più enfetta,
e ben è vita maledetta25
perder Dio per tal boccone.

Granne ho avuto en te cordoglio
como t’escìo de bocca: «Voglio»,
ché t’ hai posto iogo en coglio
che t’ è tua dannazïone.30

Quanno l’omo vertüoso
è posto en loco tempestoso,
sempre ’l trovi vigoroso
a portar ritto el gonfalone.

Grann’ è la tua degnetate,35
non è men la tempestate,
grann’ è la tua varïetate
che trovari en tua mascione.