Qual misero Cultor, che al campo arriva
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Orazio Petrochi
XIII
Qual misero Cultor, che al campo arriva
Dopo fiera tempesta, e mira oppresse
In un colla sperata arida messe
L’acerbe poma, e la ferace oliva;
5Si batte l’anca il meschinello, e in riva
Si pone al fonte, e di querele spesse
Empiendo l’aere, pallide, e dimesso
Volge le luci: e or va, dice, e coltiva.
Tali sarebbon all’aspetto, e ai pianti,
10Se lo spirto tornasse, onde fu sciolto,
Gli eroi Latini, che fiorito avanti;
Seppur fra le rovine il Lazio involto
Mirando, ed archi e moli e templi infranti,
Non si coprisser per pietade il volto.