Primo vere/Studii a guazzo/Nevicata

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Studii a guazzo - Philomela Studii a guazzo - Vespro d'agosto

DAL VERO



Nevica su la neve. I vasti piani
sfumano a ’l guardo immensamente bianchi
sotto il cielo cinereo: radi surgono
imagri alberi in cerchio luccicanti
5di schegge cristalline: in fondo stanno
i monti immani coperti di ghiacci
come fantasmi: da lunge il vapore
tra i nugoli de ’l fumo li saluta
fischiando, e via scompare.

I fiocchi girano
10in un bizzarro ballo insiem co ’l gelido
vento di tramontana, a vol s’inseguono
veloci, oscillano incerti, discendono
lenti aleggiando come una scherzosa
falange di farfalle. E via per l’ampio
15fulgor dell’aere adamantino volano
con essi i miei pensieri, mentre a stormi
si spiccan da’ comignoli fumosi
le pigolanti passere affamate.
Ecco intanto allo svolto della via
20una vecchietta avvolta ne lo scialle
pien di buchi e di toppe: è la rubizza
Gegia di San Giacinto, che i monelli
chiamano la zoppaccia schiamazzando.
Cammina adagio adagio col caldano
25sotto il grembiul ragnato, strascicando
le scarpe e borbottando avemarie,
mentre spesso una falda impertinente
le si posa su ’l naso… Ecco s’avanza
un povero pezzente inebetito
30da ’l freddo e dalla fame. Escono fuori
le carni raggricchiate e pavonazze
da’ brandelli dell’abito; fan sangue
le mani straziate e i piedi nudi
sopra la neve; e il vento gli rigetta
35in faccia i fiocchi e gl’impeti de ’l turbo
come uno scherno.

Là giù si dilegua
a ’l trotto di brittannici cavalli
una carrozza da gli stemmi d’oro…
Or mentre vagano i miei sguardi stanchi
40per l’immenso candore seguitanti
il ballo de le falde capricciose,
lontan lontano fugge il mio pensiero
melanconicamente, e in cor mi trema
un desiderio di dolcezze ignote.
45— Oh azzurre sere de ’l tepente aprile
piene d’effluvii e di fulgori!… Oh notti
sorrise da le stelle, allor che un canto
dolce su l’aure palpita ed in eco
soavemente lontanando muore!… —