CLXV

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CLXV.


M’è forza, s’io crepassi, a non tacere,
     Come quell’Aretino gaglioffazzo
     Ha voluto oggi, ch’io gli presti il cazzo
     4Per cacciarselo in bocca a suo piacere.
Ond’io, per non restarmi da vedere
     Cosa peggior nel secolo tristazzo,
     Non ho curato per restarne pazzo
     8Contro mia voglia averli dato a bere.
Mai non avrei pensato che a un divino
     A quest’ora piacesse l’allattare
     11E il suggere a guisa di bambino.
Dunque, che cosa è da maravigliare,
     E di che gridan più, se ha l’Aretino,
     14La peggior bocca che si può trovare?