Preludio al Calatafimi

Eliodoro Lombardi

1886 Poesie letteratura Preludio al Calatafimi Intestazione 18 luglio 2008 75% Poesie

 
Dal poemetto inedito Calatafimi

I

A me lo schianto e gl' impeti
 Dell Adda allor che, fumido,
 Dallo Stelvio precipite
 Si sfrena e la granitica
 Scala divora e va;

A me l'urlo del turbine
 Quando il Cenisio domina
 E i campi investe, ed agita
 La gran selva che, trepida ,
 Mormorando si sta;

A me d'alpini vertici
 La scabra altezza, ed ampia
 La distesa de' pelaghi
 Deserti, allor che parlano
 Dell'Immenso al pensier;

Però che il petto m'occupa
 L'opra dei Mille: altissima
 E vasta opra che a bronzei
 Numeri affido, a libere
 Note, fiamme al guerrier!

Qui, qui strida la ferrea
 Corda d'Alceo, qui strepiti
 L'inno auriace dell'aquila
 Di Tebe. Ecco, sul memore
 Colle d'Olimpia io son.

Ecco: le turbe tacite
 Ansan stupite, ed, ignea
 Lava, il canto di Pindaro
 Giù scende; e tutta l'Ellade
 Arde e freme in quel suon.

Dal fosco Ade ritornano
 I morti eroi, fan plauso
 I Dioscuri, palpita
 Ermete e i prischi Eacidi
 Mandan faville ancor

Dall'aureo carro. Affrettati,
 Alcimedonte; all'ardua
 Tenzon protendi i muscoli
 D'acciaro, o forte Diagora
 Ch' ài di leone il cor;

Pugnate, osate: i cupidi
 Occhi in voi figgon pallidi,
 Li aonj figli, e validi
 Sensi in quei petti accendono
 Vostre maschie virtù;

Onde sull'irte innumeri
 Perse caterve, indomita,
 Come nembo mortifero,
 Doman fia vista irrompere
 L'ellenia gioventù,

E sui tremendi valichi
 D'Oeta, erto, col folgore
 Negli occhi, entro la mischia
 Esultando, terrifico ,
 Lèonida starà.

O divine Termopili,
 Immensa ara di martiri!
 O Salamina, o Micale !
 Oh portenti! Oh memorie!
 Oh Grecia ! Oh libertà !

II

Riedan quei dì! — Tornàr quei giorni. Ancora
 Per noi tornàro. Ei son più lustri. Ed ora ,
 Più provvida e sagace,
 L'itala gente vuol blandizie e pace.

Tuffa nei gorghi del piacer l'eletta
 Corinzia coppa e a tracannar si affretta,
 Chè fuggitivo è il bello,
 E impreveduto a noi s'apre l'avello.

Fin l'austera Sofia l'idalio serto
 Or cinge, e il niveo seno offre scoperto;
 D'ambrosia unge le chiome
 Rimormorando d'Epicuro il nome !

Scuote Lieo l'amabil sistro, e, pieno
 D'ebbrezza, assonna il torpido Sileno;
 Alle piagge fiorite,
 Saettando i lascivi occhi, Afrodite

Torna coll'aureo pomo e le amorose
 Passere, torna con le ciprie rose
 E col fatal suo cinto
 Onde riman lo stesso Egioco avvinto.

Perle e fiori alla Dea. L'ara di Guido
 Ergesi a vista sull'esperio lido:
 Danzan Lidia e Glicera,
 Canta e, fra i vati, il pingue Orazio impera.

Perle e fiori alla Dea. Cupida giunge,
 Ed, invocata, il viril sangue emunge
 Alla schiatta latina.....
 Frine è la musa, e Taide è la regina !

Van furibonde, van pei verdeggianti
 Saturnj colli Menadi e Baccanti
 Che, fra l'orgie devote,
 Assordan l'etra di selvagge note

I crotali agitando. — Oh veramente
 Questa è l'Italia che rifulse in mente
 Già dei sepolcri al bardo,
 Al ligure fuggiasco e al gran Nizzardo!

Che cercan mai gli spiriti severi
 Di quei morti? Che vuoi povero Speri?
 Oh dormite, dormite...
 Passò stagion d'insane opere ardite.

Altri tempi. Di senno inclito abbonda
 La nuova età. Fra scettica e gioconda
 Ella computa e dice:
 Abborro i sogni.Quel che giova 'ei lice.

L'utile è dio, meta il piacer, l orgoglio
 Unico fregio, il ver menzogna, il broglio
 Sol degli onor la via,
 La gloria un scherno, la virtù follia !

Follia?... Ma Villa Glori arde qual fido
 Astro, ma tuona di Mentana il grido,
 Ma sul volto mi sento
 Soffiar di Quarto e di Milazzo il vento;

Ma il Gianicolo veglia, e Gibilrossa
 Mormora, e sbuca, pur di sangue rossa,
 Dei martiri la schiera.....
 Ma, faro immenso, a noi splende Caprera.

E salgo il giogo erto d'Eufemio e tendo
 Al conscio eco gli orecchi.
 Odo il tremendo Cozzo e il clamor dei Mille....
 Lancio il mio canto, e suscito faville.