Natalizio

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I III
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II.

NATALIZIO


                              .   .   .   .   Così nel mondo
Sua ventura ha ciascun dal dì che nasce.


     Triste chi errando in quella notte cieca
Col terror dell’ignoto alle calcagna
Per queste selve, udì strider la bieca
Voce del gufo ed ulular la cagna.

     Tutti i fantasmi che la notte arreca
Sceser qui; tutti, e dalla sua montagna,
Solo il cupo ladron che al giorno impreca
Non calò quella notte alla campagna.

     Come nembo di furie agitatrici
De’ satanici amplessi al rito immondo
Sceser le streghe dalle lor pendici.

     Triste colui che in quel terror profondo
Trasse della sua vita i primi auspici!
In quella notte io son venuto al mondo.