Poesie varie (Pascoli)/1872-1880/Epistola

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EPISTOLA1

(a Ridiverde)


L’avrò dunque una gaia giovinetta
che meco dorma sotto d’un lenzuolo,
che quando trilli in ciel la lodoletta
4mi bisbigli ch’è stato il rosignolo?

Par ch’io la senta come già levata
desti la casa, e un canzoncino spicchi
tra l’assiduo fruscìo della granata
8e l’argentino acciottolìo dei bricchi.

Cara! io qui gusto il sonnellin dell’oro
mentre ella assesta tutte le ciabatte;
scende, schiude, va, viene. — Uomo al lavoro! —
12L’angelus suona e il sole ai vetri batte.

Così mi levo ed ho la fantasia
a’ campi. Vanno a sciami contadine
al mercato cinguettando per via,
16e chiocciano dalle aie le galline.

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Il molin romba; e strisciano zirlando
le rondinelle sulle bianche ghiaie.
Sul greto, più lontano, a quando a quando
20sciabordano in cadenza lavandaie.

E tu pur anche, o mia Nausicaa bella,
tessi, ed anche tu fili, anche tu lavi,
pel che, quando ti vidi reginella
24della tua casa, tu m’innamoravi.

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   

Note

  1. [p. 232 modifica]Ridiverde era il nome che l’autore dava scherzosamente a Severino Ferrari che, a sua volta, lo chiamava Gianni Schicchi. Questa epistola, al pari di Nel bosco, è antichissima e forma con Romagna, inclusa in Myricae, il nocciolo della poesia famigliare che ebbe poi parecchi continuatori. La prima quartina è posta dal Ferrari come motto al libro terzo de’ Bordatini pubblicati nel 1886. Ma la poesia è anteriore al 1880.