Poesie (Ragazzoni)/Parte prima/Mistici amici

Parte prima - Mistici amici

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A voi, gatti! O siate i pigri
mici cari a Cenerentola,
o i mammoni, come tigri
4stesi a guardia della pentola,
(torno a cui, satiri e becchi
e befane fanno il diavolo)
o sui tetti o sotto il tavolo
8siate assorti e tutti orecchi,
o d’Angora o di Soria
voi veniate d’oltremar
o raminghi per la via,
12o sdraiati al focolar;

A voi tutti, o Gatti, o figli
della Ténebra, o miei mistici
fieri amici, a voi, si sbrigli
16tutto un inno! e strofe e distici
spieghin l’ale! Edgardo Poe
canta il Corvo, Giusti snocciola
strofe e strofe ad una Chiocciola,
20più d’un bardo (poi ch’eroe
non trovò frammezzo gli uomini)
laudò il bove, il cigno, il fior...
Sarà dunque ch’io vi nomini
24Gatti, indegni d’un allor?

No. Voi siete i confidenti
dei poeti e dei nottambuli,
dei filosofi indolenti,
28di chiunque vegli od ambuli
solitario, di chiunque
soffra il mal dei sogni o spasimi
dietro ai numeri, ai fantasimi
32d’una cabala qualunque!
Non avete voi negli occhi
forse, un po’ d’ogni mister?
d’ogni sogno, e come i tòcchi
36inquïeti d’un pensier?

Quale Faust nell’Hartz, qual Druido
fra i men’hir, qual strega a Ecbàtana
v’iniziò prima? Qual fluido
40v’iniettò nel guardo Satana?
Quelle vostre due pupille
non par forse che vi lascino
sempre, dietro, come un fàscino
44delle tenebre e scintille?
E pei fianchi di velluto
non vi sfolgora anche un po’
di quel fosforo onde Pluto
48alimenta i suoi falò?

Certe sere di tristezza
se pel vostro peplo morbido
lascio errar la mia carezza,
52sento in me sfarsi ogni torbido;
e mi pare — accanto al fuoco
dove un tizzo se’n va in cenere, —
(come un sogno, un cirro, e in genere
56tuttociò che brilla un poco)
d’aver presso qualche amico,
qualche genio tutelar,
e il mio cuore, ognor mendìco,
60bussa a voi, stanco d’errar.

Giova assai aver le vele
sempre aperte ai venti e tèssere
tante vane ragnatele
64sovra l’essere e il non essere,
come Amleti in edizïone
economico-tascabile!
Meglio — oh meglio — incontestabile! —
68il mio vecchio seggiolone,
il chiarore circonscritto
d’una lampada, un buon thè
e qualcuno di voi ritto
72s’una spalla, o steso ai piè!

Meglio, meglio, anche per voi.
Mici, il mondo è triste: i vicoli,
e le gronde e i corridoi
76non son pur senza pericoli!
Poi, beghine e pedagoghi
ce n’han sempre di pettegole
perché amate ir per le tegole
80riluttanti a tutti i gioghi,
e non v’arse giammai dentro
quel desir di schiavitù
che per essi è il perno, il centro
84d’ogni sorta di virtù.

Vi gabellan quinci e quindi
per anarchici e per vandali;
le Rosaure ed i Florindi
88danno in smanie, in urli, in scandali...
Si corbella? Nel pattume
dove il mondo se’n va a rotoli
il non esser oche o botoli
92è un’offesa al buon costume!
Sognar quando ognuno dorme!
Non portar livrea! non
perseguir mai altr’orme
96che le proprie! E l’Opinion?

Oh, chiudiamoci qui, lunge
dal clamor vano dei popoli;
qui, dov’eco mai non giunge,
100è una dolce, intima Acropoli!
Solo il pèndolo che lascia
cader gocciola su gocciola
come un filtro, il Tempo, e snocciola
104l’ore e l’ore, ha un po’ d’ambascia...
Posa il resto... E poi, che d’uopo
di riposo ho anch’io... pel Ciel!
Chi di voi mi piglia il topo
108che mi rosica il cervel?