Poesie (Ragazzoni)/Parte prima/Insalata di San Martino

Parte prima - Insalata di San Martino

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Parte prima - Parole contro le parole Parte seconda


 
             I

È una tepida estate
di San Martino, tanto
dolce che le giornate
4d’April non hanno incanto

maggior. Le stesse foglie
secche, per i vïali
più che l’aria di spoglie,
8hanno un aspetto d’ali

mutevoli, lunghesso
i fossi e dentro i carri,
che se le tiran presso
12in turbini bizzarri.

Io vo’ pei campi; avanzo
oltre i sentieri, e fumo,
contandomi un romanzo
16per mio uso e consumo;

dove, com’è disegno
nelle oleografie,
ci son isbe di legno
20sotto la neve, vie

tra pioppi ermi al tramonto,
cacciatori in cucina
attorno a un pasto pronto;
24un’Ada, un’Ermelina

che guardan pei cancelli
se giunge Adolfo, Arturo;
rovine di castelli
28chiuse in un cielo oscuro,

sassi di muriccioli
coll’edera, e un mendìco...
mulini... boscaiuoli...
32un pozzo sotto un fico,

bimbi affacciati ai vetri
che guardan, chi sa dove;
passan forme di spetri
36(son tanti dì che piove);

nubi, e una spiaggia incolta.
Insomma, l’arsenale
completo d’una volta,
40romantico - autunnale.

            II

Io vo’ pei campi, fiuto
per l’aria odor di tordi
arrosto, in un velluto
44— cari! — di lardo a fior di

fiamma sovra uno spiedo;
e il buon odor mi viene
da un luogo che non vedo,
48ma certo assai dabbene.

O pace! Che mai l’oste
mi servirà stasera?
Forse le caldarroste
52— o pace! — e del barbera?

O le pere in giulebbe...
(che giorni ha San Martino!)
Né mi dispiacerebbe
56prima uno stufatino.

Che pace! È come un lento
lasciarsi andare a caso
s’un fiume sonnolento,
60incontro a un bell’occaso...

L’acque, in un loro velo
viola e d’or, pare ardano;
e sono l’acque e il cielo
64silenzi che si guardano.

Io vo’ pei campi. Lungi
bruciano forse stipa,
c’è un fumo, e ve ne aggiunge
68pur uno la mia pipa.

Oh, il fumo? Chi la sente
la nostalgia che ha
il fumo — che, silente —,
72d’autunno se ne va,

(esule e senza casa)
d’autunno, e verso sera...
sulla campagna rasa...
76ombra che si fa nera!

Con che, detta la mia,
(come la mulinavo!)
brava corbelleria,
80fo’ punto, e vi son schiavo.