Poesie (Parini)/V. Terzine/II. La vita campestre

II. La vita campestre

../I. Per le nozze di Rosa Giuliani e Gaetano Fiori ../III. Nel dì di san Bernardino sanese IncludiIntestazione 6 dicembre 2020 25% Da definire

V. Terzine - I. Per le nozze di Rosa Giuliani e Gaetano Fiori V. Terzine - III. Nel dì di san Bernardino sanese

[p. 123 modifica]

II

LA VITA CAMPESTRE

     Lá su l’alto del colle, e da quel lato
che piú guarda il meriggio e che del monte
schermo si fa contro aquilon gelato.
     siede una casa con bei campi a fronte,
5ove, serpendo, affrettasi un ruscello
puro, che cade dall’alpina fonte.
     E una selvetta fresca, e del piú bello
verde che v’abbia, pende sul declive
de la vailetta, che fa strada a quello;
     10e dei vigneti salgon tra le vive
pietre dell’erta, e miste ad essi piante
di mandorle gentili e molli ulive.
     Poi da la parte dove il fiammeggiante
sol declinando porta l’alba e il zelo
15dell’opre a gente ch’è da noi distante,
     veggonsi e paschi, e con argenteo velo
estesi laghi e boschi e poggi ed erti
monti a la fine e Palpi azzurre e il cielo.
     Dolce soggiorno, dove i cori aperti
20sono a la gioia e all’innocenza antica,
lungi dai giochi di fortuna incerti;
     dolce soggiorno, dove l’aria è amica,
salubre il cibo, e il vin vecchio e robusto
ne la vecchiezza altrui vigor nutrica.
     25Ivi è un signor di patrimonio angusto,
se guardi al desiderio de’ mortali;
ma basta il poco a lui ch’è saggio e giusto.

[p. 124 modifica]

     Giovine ancor, vide e conobbe i mali
de le vaste cittadi, e poi piú fido
30diedero asilo a lui l’aure natali.
     E dieci volte sopra cinque al lido
nostro tornò la vaga rondinella,
cercando il loco ov’ebbe l’esca e il nido,
     da ch’ei qui venne; e non pertanto a quella
35aurora che passò lieta e felice,
seguir vide un’aurora ognor piú bella;
     che i campi e la fruttifera pendice
e l’orto e il gregge e i figli e la consorte
e l’amato cultor fan che non lice
     40pòr mai piede a la noia entro a le porte
del lieto albergo, e d’ogni giorno l’ore,
si lunghe al cittadin, per lui son corte.
     Né a lui fa d’uopo, a tener desto il core,
cerco piacer con mille cure intente,
45o cupidigia o ambizion d’onore,
     che all’alma ingenua, all’incorrotta mente,
la spontanea natura offre se stessa
d’infiniti piacer viva sorgente.
[Il ms. resta interrotto.]