Poesie (Parini)/IX. Canzonette/IX. Il brindisi
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IX
IL BRINDISI
[1778.]
Volano i giorni rapidi
del caro viver mio:
e giunta in sul pendio
precipita l’etá.
5Le belle, oimè! che al fingere
han lingua cosí presta,
sol mi ripeton questa
ingrata veritá.
Con quelle occhiate mutole,
10con quel contegno avaro,
mi dicono assai chiaro:
— Noi non siam piú per te. —
E fuggono e folleggiano
tra gioventú vivace;
15e rendonvi loquace
l’occhio, la mano e il piè.
Che far? Degg’io di lagrime
bagnar per questo il ciglio?
Ah no! miglior consiglio
20è di godere ancor.
Se giá di mirti teneri
colsi mia parte in Gnido,
lasciamo che a quel lido
vada con altri Amor.
Volgari le spalle candide
volgano a me le belle:
ogni piacer con elle
non se ne parte alfin.
A Bacco, all’Amicizia
sacro i venturi giorni.
Cadano i mirti; e s’orni
d’ellera il misto crin.
Che fai su questa cetera,
corda che amor sonasti?
Male al tenor contrasti
del novo mio piacer!
Or di cantar dilettami
tra’ miei giocondi amici,
auguri a lor felici
versando dal bicchier.
Fugge la instabil Venere
con la stagion de’ fiori;
ma tu, Lieo, ristori
quando il dicembre usci.
Amor con l’etá fervida
convien che si dilegue;
ma l’Amistá ne segue
fino all’estremo di.
Le belle, ch’or s’involano
schife da noi lontano,
verranci allor pian piano
lor brindisi ad offrir.
E noi, compagni amabili,
che far con esse allora?
Seco un bicchiere ancora
bevere, e poi morir.