Poesie (Parini)/IV. Le odi/IX. Le nozze
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IX
LE NOZZE
[1777]
È pur dolce in su i begli anni
de la calda etá novella
lo sposar vaga donzella
che d’amor giá ne feri!
5In quel giorno i primi affanni
ci ritornano al pensiere:
e maggior nasce il piacere
da la pena che fuggi.
Quando il sole in mar declina
10palpitare il cor si sente:
gran tumulto è ne la mente:
gran desio ne gli occhi appar.
Quando sorge la mattina
a destar l’aura amorosa,
15il bel volto de la sposa
si comincia a vagheggiar.
Bel vederla in su le piume
riposarsi al nostro fianco,
l’un de’ bracci nudo e bianco
20distendendo in sul guancial:
e il bel crine, oltra il costume
scorrer libero e negletto;
e velarle il giovin petto
che va e viene all’onda egual!
25Bel veder de le due gote
sul vivissimo colore
splender limpido madore,
onde il sonno le spruzzò!
come rose ancora ignote
30sovra cui minuta cada
la freschissima rugiada
che l’aurora distillò.
Bel vederla all’improvviso
i bei lumi aprire al giorno;
35e cercar lo sposo intorno,
di trovarlo incerta ancor:
e poi schiudere il sorriso
e le molli parolette
fra le grazie ingenue e schiette
40de la brama e del pudori
O garzone, amabil figlio
di famosi e grandi eroi,
sul fiorir de gli anni tuoi
questa sorte a te verrá.
45Tu domane aprendo il ciglio
mirerai fra i lieti lari
un tesor che non ha pari
e di grazia e di beltá.
Ma, ohimè! come fugace
50se ne va l’etá piú fresca,
e con lei quel che ne adesca
fior si tenero e gentil!
Come presto a quel che piace
l’uso toglie il pregio e il vanto,
55e dileguasi l’incanto
de la voglia giovanili
Te beato in fra gli amanti,
che vedrai fra i lieti lari
un tesor che non ha pari
di bellezza e di virtú!
La virtú guida costanti
a la tomba i casti amori,
poi che il tempo invola i fiori
de la cara gioventú.