Poesie (Eminescu)/XXVI. Mortua est

XXVI. Mortua est

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
XXVI. Mortua est
XXV. Calin (pagine di leggenda) XXVII. I pensieri del povero Dionisio
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XXVI.

MORTUA EST.


Qual lampada votiva su umidi sepolcri,
qual tocco di campana nelle ore sante,
qual sogno che bagna l’ala nel dolore,
così hai tu varcato i confini del mondo.

5Li hai varcati quando il cielo è una pianura serena
con fiumi di latte e fiori di luce;
quando le nuvole sembran foschi palazzi,
che la luna regina visiti l’un dopo l’altro.

Ti vedo come un’ombra di lucido argento
10muover verso il cielo coll’ali alzate,
salir, pallido spirito, la scalea delle nuvole,
tra una pioggia di raggi, nevischio di stelle.

Un raggio ti solleva, un canto ti porta
colle bianche braccia incrociate sul petto,
15mentre s’ode prillare il fuso degl’incantesimi;
argento è sull’acque ed oro nell’aria.

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Vedo il candido tuo spirto come passa per l’aria,
guardo poi il tuo frale rimasto bianco e freddo,
steso nel feretro colla sua veste lunga,
20guardo il tuo sorriso rimasto vivo ancora,

e domando al mio spirito ferito dal dubbio:
Perchè sei morta, angelo dal candido viso?
Non fosti tu giovane? non fosti tu bella?
O sei morta per spegnere una radiosa stella?

25Ma forse che ivi ci sono castelli
con archi d’oro, fabbricati di stelle,
con fiumi di fuoco, con ponti d’argento,
con rive di mirra, con fiori che cantano!

Tu passa per essi, o santa regina,
30con lunghe chiome di raggi, con occhi di luce,
nell’azzurra tua veste costellata d’oro
con la pallida fronte coronata d’alloro.

Oh, che la morte è un caos, un mare di stelle,
mentre la vita è una palude di sogni ribelli;
35oh, che la morte è un secolo fiorito di soli,
mentre la vita è una fola arida e banale! —

Ma forse.... o cervello mio vuoto in preda all’uragano,
I pensieri miei cattivi soffocano i buoni....
Quando i soli si spengono e cadono le stelle,
40son tentato di credere che tutto è il nulla.

Può darsi che la volta superna si franga,
e il nulla ne cada colla sua notte vasta,
ch’io veda il cielo nero stacciare i mondi
qual preda passeggierà della morte eterna.

45Ed allora, se così fosse.... allora in eterno
il tuo caldo respiro non tornerà a spirare,
allora la voce tua dolce è morta in eterno,
allora quest’angelo qui non era che argilla!

Eppure, o argilla bella e morta,
50alla tua bara appoggio la mia arpa infranta,

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e non piango la tua morte, ma ancora felicito
un raggio fuggito dal caos del mondo.

E poi chi sa qual sia meglio:
essere o non essere?... Ma tutti sanno
55che ciò che non è non soffre dolore —
e molti sono i dolori, pochi i piaceri!

Essere? Follia triste e vuota:
l’orecchio ti mentisce e l’occhio t’inganna:
ciò che un secol proclama, un altro lo nega.
60Piuttosto che un sogno insipido, oh, meglio il nulla!

Vedo sogni incarnati incalzare altri sogni,
finché cadon in sepolcri che aspettano aperti;
e non so in che cosa annegare il mio pensiero:
ridere come i pazzi? bestemmiare? piangere?

65A che?... O non è follia ogni cosa
La tua morte, angelo pallido, ha un senso?
C’è un senso nel mondo? Tu, volto sorridente,
sei forse vissuta solo per morire?

Se tutto ciò ha un senso, esso è a rovescio ed ateo;
sulla tua fronte pallida non vedo scritto: Dio.