Poesie (Campanella, 1938)/Poesie postume/I. Sonetti religiosi/1. Sonetto fatto sopra uno che morse nel Santo Uffizio in Roma

1. Sonetto fatto sopra uno che morse nel Santo Uffizio in Roma

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1. Sonetto fatto sopra uno che morse nel Santo Uffizio in Roma
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Sonetto fatto sopra uno che morse
nel Santo Uffizio in Roma

Anima, ch’or lasciasti il carcer tetro
di questo mondo, d’Italia e di Roma,
del Santo Offizio e della mortal soma,
vattene al ciel, ché noi ti verrem dietro.
Ivi esporrai con lamentevol metro
l’aspra severitate, che ni doma
sin dalla bionda alla canuta chioma,
talché, pensando, me n’accoro e ’mpetro.
Dilli che, si mandar tosto il soccorso
dell’aspettata nova redenzione
non l’è in piacer, da sì dolente morso
toglia, benigno, a sé nostre persone,
o ci ricrei, ed armi al fatal corso,
c’ha destinato l’eterna ragione.