VII

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VI VIII


 
Quel laur degno, e ’l mirto che m’ingombra
d’amor, e tiemmi in dolce stato altero,
l’uno è Pompeo, l’altro Caton severo,
4o Scipio, che’ Roman trasse d’ogn’ombra.

Il sommo Giove su dal ciel disgombra
le più chiare virtù dell’alto impero,
per ornar questo sangue, ond’io più spero:
8felice patria che ritien tal ombra!

Or venga Apollo, ogni Musa, ogni dea
a cantar questi, ch’ogni ben ne ’nduce,
11ch’a dirne mancheria ogni poeta.

Lieta Fiorenza, e tu felice, Alfea,
che ritenete in voi le sante luce,
14qual fan la vita mia sempr’esser lieta!