Poesie (Altoviti)/I
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I’ fuggi’ l’ombra che rimuove il sole
per amor d’una vaga e cruda stella,
che ’n fin qua giù m’accende di suo foco;
e sospirando giunsi in mezzo un bosco
5d’un laüreto, c’ha le fronde d’oro,
tal che’ be’ rami mi scampâr da morte.
In questi rami mai non poté morte,
tanto benigno gli coperse il sole,
quand’a Fetonte scorse il carro d’oro.
10Po’ corsi al lume della bella stella,
che pauroso mi condusse al bosco,
ch’Apollo accese d’un amaro foco.
Prometeo salse al ciel e furò ’l foco,
che fu cagion della suo cruda morte,
15ed altri amando fur conversi in bosco;
ed io traggo la morte di quel sole,
che Giove fé cadere in pioggia d’oro,
per tôr di terra una benigna stella.
O sacrata Ciprigna! o santa stella!
20concedi al messo tuo le forze e ’l foco
e l’arco e la faretra e lo stral d’oro,
e ferisca colei che mi dà morte,
acciò che con la luce del suo sole
esca col giorno dell’ombroso bosco.
25Satiri, ninfe, faüni del bosco,
voi vi godete con la vostra stella
sotto i be’ rami alla spera del sole;
e la fenice, ardendo io mezzo ’l foco,
si fa più bella, ed io trovo la morte
30specchiando nel bel viso e cape’ d’oro.
Vien l’aürora: el ciel rosseggia in oro
e la bianca pruina cuopre il bosco.
Allor mi sveglio e cerco della morte,
che vien pe’ raggi della forte stella.
35Po’, così lasso, e’ mi consuma il foco,
ché le faville sua si fanno un sole.
Scuopre sole le chiome e’ raggi d’oro
sopra del bosco un amoroso foco,
che mi dà morte al seren della stella.