Poema paradisiaco/Hortulus Animae/Un ricordo (II)
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UN RICORDO.
Forse quelli occhi sovrumani, apparsi
come due fari all’anima perduta,
io vedrò ne l’oblìo lento oscurarsi.
Di te mi scorderò forse, caduta
5negli abissi del Tempo ora fatale
in cui bevvi l’ebrezza sconosciuta.
Immemore sarò forse del male
che mi faceste, o uomini, del bene
che mi faceste, e d’ogni altra mortale
10cosa; ma non di voi per quelle arene
lùgubri sotto quel tumultuoso
cielo femmine urlanti come jene.
Urlavan esse contro il gran maroso,
vincendo il mugghio; urlavan ne la notte,
15invisibili, senza mai riposo.
E tra le grida lor non interrotte
udiansi a quando a quando acuti stridi
d’uccelli che volavan basso a frotte.
Atterriva il clamore tutti i lidi.
20Verso quale naufragio urlavan esse?
Ne la notte le udii ma non le vidi.
Cadevan da la cupa nube spesse
gocce, tiepide come sangue o come
lacrime. E mi parea che ripetesse
25dietro a me quel clamore un nome, un nome!