Piero, che i lacci e le rovine e i danni
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Niccolò Maria Di Fusco
III1
Piero, che i lacci e le rovine e i danni
Sì ben ne mostri, chè uom ne gela, e pave
Di questa vita perigliosa e grave
Per dolci voglie, anzi per duri affanni;
5Prega il buon Padre, che i miei sozzi vanni
Dapprima io purghi col mio pianto e lave;
Poscia sua dolce e sant’aura soave
Gl’innalzi, e meni fuor di tant’inganni.
Me regga ei pur, chè invan m’ergo, e confido
10All’egre forze, ch’al grand’uopo estremo
Mi lascian solo, ond’io me ’n cado, e giaccio.
E giaccio, lasso! nell’infame nido,
Onde movei pur dianzi, e vedo, e temo
L’esca mal nata, e ’l forte ascoso laccio.
Note
- ↑ Al P. Pier Filippo Mazzarosa celebre Predicatore.