Per un amico, morto
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Fu dato di ricordare
all'uomo, perchè, amico,
mio dolce, morto, pianga
molto, nel ripensare
5quello che d'un sogno antico
nel core, gli rimanga.
Tu ridevi, un tempo, tanto;
eri, a volte, non scordo,
un po' triste e un po' folle.
10Piangevi! Sì; ma un pianto
tenue, che il ciglio, ricordo,
non ti lasciava, a lungo, molle.
Coglievi tanti asfodeli;
ti piacevano, è vero?
15Molto! Molto: anche adesso,
che sai le meraviglie dei cieli,
li hai, nel piccolo cimitero,
sotto l'immobile cipresso?
No, povero amico, povero
20amico senza i fiori
che amavi e senza sole!
Perché, nell'ultimo ricovero,
il corpo, che non ha più dolori,
non ha più parole?
25Perché? Ti lagneresti
di questa mancanza, amico,
chiamando i tuoi fiori divini.
Invano: sotto i cipressi, mesti,
languirebbe il richiamo antico,
30come un pianto di canarini.
Però, vedi, se da ogni
mia lagrima nascesse un asfodelo,
tu saresti, amico, pago
come lo fosti nei sogni,
35o t'invidierebbe il cielo
che di soavi miracoli è vago.
Ora, amico mio dolce, riposi
in eterno, tra morte creature,
e m'hai lasciato quaggiù, a soffrire!
40Oh, ma questo, anima come l'osi?
Schiudi le labbra pure,
e fammi tu, morto, morire.