Penombre/Vespri/A Vittor Hugo

Vespri

XXXIV.
A VITTOR HUGO

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XXXIV.



Lorsqu’elle me disait: «Mon père,»
Tout mon cœur s’ècriait: «Mon Dieu!»


Per le fuggenti voluttà dell’anima,
     Per questa lotta acerba,
     Per l’Ideal che inseguo, e per le lagrime
     4Che Iddio mi serba;

O giovinezza che già muti nome
     Una pura armonia spirami ancora,
     Un inno alato;
     Pria che il verno dal cor salga alle chiome,
     Prima che tutta la mia bionda aurora
     10M’abbia lasciato!

Dammi per poco ancor la vaga aureola
     Che han presa i disinganni;
     Il coraggio, la fede, e le vertigini
     14De’ miei vent’anni!

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Fammi ancor bello, fammi ancora buono,
     Come nei lieti dì che il cor sbucciava
     Dai primi versi;
     Toglili al buio ove sepolti sono,
     E un inno sol redimerà la ignava
     20Vita che persi!

Inno, inno santo, e varcherai l’oceano!
     L’amor che ti conduce
     Guida dritti gli augelli alle piramidi;
     24È amor di luce!

Vola allo scoglio ove l’Eterno innonda
     Di tempeste, di azzurri, e di visioni
     L’uom dell’esiglio;
     E nel nimbo fatal che lo circonda
     L’affetto immenso, e la pietà deponi
     30Di un altro figlio!

Sarà’ il canto di un cieco, e sarà l’obolo
     Di un mesto poverello;
     D’un che assetato vuol lasciare all’oasi
     34Il suo fardello;

Ma, come al cenno di un amante antico,
     L’uom dell’esiglio, il chèrubo, il profeta,
     Il patriarca,
     Si farà incontro al pellegrino amico;
     A lui che ignoto e trepido poeta
     40Orando sbarca.

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Noi gli direm: siam nati ove trescavano
     I despoti stranieri;
     E ci sentimmo intemerati e liberi
     44Ne’ tuoi pensieri!

Noi gli diremo: abbiam sognato tanto,
     Cittadini del mondo, e al dubbio infitti
     Dell’avvenire;
     Abbiam veduto agli alleluia accanto
     Gli infiniti sospir dei derelitti
     50A Dio salire;

E una canzone di speranze impavide
     Ci ha volti al firmamento;
     E chi ci guida ancora in mezzo ai triboli
     54È il tuo concento!

Noi gli diremo: additaci la pietra
     Ove la bella tua defunta giace
     Presso lo sposo;
     Cui, nell’insonnia, sulla casta cetra
     Delirando, il tuo sacro invoca pace
     60Genio pensoso!

Deh quella pietra, quella pietra additaci,
     Padre di tutti noi!...
     Per le croci comuni e la memoria
     64Dei baci suoi!

Noi vi porremo un fior che non ha nome
     Fra quanti il cimitero ha vagheggiato;

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     Candido fiore
     Tolto all’allôr delle tue bianche chiome,
     Del nostro pianto asperso, e profumato
     70Sul nostro cuore!

Inno, inno mio, vola per l’ampio oceano!
     L’amor che ti conduce
     Guida dritti gli augelli alle piramidi;
     74È amor di luce!