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— Eh! Nana! disse Vandeuvres per spacciar presto l'invito.

Il conte divenne ancor più serio; battè le palpebre, mentre un malessere, come un’ ombra di emicrania, gli passava sulla fronto.

— Ma io non conosco quella signora, mormorò.

— Via! siete andato da lei, fe notare Vandeuvres.

— Come! sono andato da lei.... Ah! sì, l’altro giorno per la Congregazione di Carità. Non ci pensavo più... Non importa, non’importa, non la conosco e non posso accettare.

Aveva assunto un contegno gelido, per far loro intendere che quella burla gli sembrava di pessimo genere. Il posto di un uomo del suo rango non era al desco di simil donne.

Vandeuvres protestò: si trattava d’una cena d’’artisti: il talento legittima tatto. Ma senza badare maggiormente agli argomenti di Fauchery, che narrava d’ un pranzo a cui il principe di Scozia, un figlio di regina, s’era seduto vicino ad una antica cantante di concerti da caffè, il conte ripetò più energicamente il rifiuto; si lasciò perfino sfuggire, malgrado la sua squisita urbanità, un gesto d’ irritazione.

La Faloise e Giorgio, mentre prendevano il loro the in in piedi, l’uno in faccia all’altro, avevano udite le DIL parole nel crocchio vicino.

— To’! gli è dunque da Nana, uni la Faloise, avrei dovato sospettarlo!

Giorgio non diceva nulla, ma sfavillava coi biondi capelli al vento, con gli occhi lucenti come candele, tanto il vizio:

in cui diguazzava da alcuni giorni l’accendeva e lo trasportava. Entrava, dunque finalmente in tutto quello che aveva sognato!

— Gli è che non so il ricapito, riprese la Faloise.

— Boulevard Haussman, tra via dell’ Arcade e via Pasquier Al terzo piano, disse Giorgio, d’un fiato.

E siccome l’altro lo guardava stupito, soggiunse, rosso rosso gonfio di vanità e insieme d’ imbarazzo:

— Ci vengo anch’io essa mi ha invitato stamane.

— — Ma un gran movimento succedeva nel solotto. Fauchery e Vandeuvres non poterono insistere più oltre presso il conte;