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Fauchery intanto giudicava propizio quel PIREDICS per arrischiar l’invito al conte Muffat. Si faceva tardi.

— Da senno? chiese Vandreuvres che credeva si frabiasso

«d’una burla.

— Da senno? sì.... Se non eseguissi la sua commissione, mi caverebbo gli occhi, È un idea fissa.

— Allora vi aiuterà, caro mio.

Suonavano le undici; la contessa, aiutata dalla figliu Estella, serviva il #he; siccome non v’erano che intimi, le tazze ed i piatti di pasticcini circolavano famigliarmente: le signore non si movevano nemmeno dalle loro poltrone davanti al fuoco, bevendo a lievi sorsi e sgretolando i pasticcini che tenevano con la punta delle dita. Dalla musica, la conversazione era scivolata sui pasticcieri.

Non v’era che Boissier per le sputniglie, e Caterina per ì gelati; tuttavia la signora Chanterau sosteneva Latinville..

Le parole si facevano più lente, la sala s’assopiva nella stanchezza.

Steiner s’era messo a circuire sordamente il deputato, ch’ei teneva bloccato nell’angolo di un divano; Venot, cui i confetti dovevano aver guastati i denti, rosicchiava l’uno dopo l’altra delle ciambelle secche con uno sericchiolio da topo mentre il capo-divisione, col naso in una chicchera, non la finiva più.

La contessa, senz’affrettarsi, andava dall’uno e dall’altro, senza insistenza, rimanendo lì qualche secondo a fissar gli

uomini con sguardo di tacita interrogazione, poi sorridendo:

e passando oltre. La fiamma l’aveva resa color di rosa e sembrava sorella della figlia, così scarna e così impacciata presso di lei. Mentre s’accostava a Fauchery, che ciarlava col conte e con Vandeuvres notò che ammutolivano; e non sì fermò, ma passando oltre diede, a dA SRO la tazza che teneva in mano.

— È una signora che desidera avervi a cena in casa gua,

riprese allegramente: il giornalista, rivolgendosi a Muffat.

Questi la cui faccia era rimasta scura Vubta le sera, parve.

molto sorpreso.

— Che signora?

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