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- Non si crede, rispose lui. Non aveva amanti, era evidente; bastava vela 1, acoarto a sua figlia, eosì insignificante 6 così male aggraziata sul suo:sgabollo,

Quella sala sepolcrale, an un odore di chiesa, diceva abbastanza setto qual mano -di ferro, in fondo a quale austera esistenza ella rimaneva schiacciata. Non c’era nulla che parlasse di lei, della sua indole, in quel vecchio palazzo, nero d’umidità; era il conte che s’imponeva, che dominava, con la sua educazione da baciapile, le sue penitenze ed i suoi digiuni.

Ma alla mista del vecchierello dal sorriso furbo.e dai do guasti che all’improvviso scoperse nel suo seggiolone dietro Je signore, fu per lui un argomento ancor più decisivo.

Lo conosceva: era Teofilo Venot, un vecchio procuratore qhe aveva avuto la specialità dei processi ecolesiastici, ed.ora ritirato dagli affari con un bel patrimonio, conduceva vita piuttosto misteriosa, ricevuto da tniti con grandi inchini, e perfino -uu pochino temuto, came.se avesse rappresentato una gran forza, una forza ecculta che s’indovinava dietro di lui.

Del resto ei si mostrava umilissimo, era fabbriciere alla Mad-dalena, ed assessore municipale del nono circondario, posto accettato, a quanto diceva, per occupare le sue ore d’ozio.

Caspita! La contessa era ben circondata; non c’era nulla da fare con lei.

— Hi ragione: si soffoca quì, disse Fauchery al cugino quando riuscì a sfuggire al circolo delle DIBHSIE: Possiamo svignarcela, ora.

Ma Steiner, che il conte Muffat ed il deputato avevano allora lasciato, veniva innanzi arrabbiato, sudando e borbottando sottovoce:

«= Per bacco! se ne stiano o zitti, se non vogliono parlare...

ne troverò ben io della gante che:parlerà.

Poi, spingendo il giornalista in an.angolo 6, cambiado voce, disse con aria trionfante:

— Eh? Gli è par:-domani... fono dei vostri, mio caroA

— Ah! mormorò -Fauchery meravigliato.

«Non.lo caparate:? sho «avuto un.gran da fare per 4ro-