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— Ma no, punto, rispose questa sorridendo, ho preso un pochino di freddo. Ci vuol tanto tempo a scaldare questo salotto!

E volgeva la bruna pupilla lungo le pareti fino all’altezza

del soffitto.

  • Estella, sua figlia, una giovinetta di sedici anni, nell’età ingrata, sottile e insignificante, lasciò, lo sgabello su cui sedeva e venne a rialzare silenziosamente uno dei ceppi che era caduto.

Ma la signora Chezelles un’amica di convento di Sabina, più giovine di lei di cinque anni, esclamava:

— Ah bene! Vorrei averlo io, un salotto come il tuo! Almeno tu puoi ricevere... Non si fanno più che delle scatole, oggidì.... Se fossi al tuo posto...

Parlava da stordita, con gesti animati, spiegando che muterebbe gli addobbi, i sedili, tutto; poi, darebbe delle foste che farebbero correre tutta Parigi; dietro di lei suo marito, un magistrato l’ascoltava gravemente.

Correva voce ch’essa lo ingannasse, senza nemmeno celarlo:; ma le si perdonava, la sì riceveva nondimeno, perchè, si di ceva ell’era pazza.

— Quella Leonilda! si contentò di mormorare la contessa Sabina col suo pallido sorriso.

Un gesto indolente completò il suo pensiero. Certamente non sarebbe dopo avervi vissuto diciassette anni che penserebbe a mutare il suo salotto, ormai rimarrebbe tal quale la suocera aveva voluto conservarlo quando viveva. Poi ripigliando la conversazione al punto di prima:

— Sento, disse, che avremo anche il re di Prussia e l’imperetore di Russia.

— Sì, vi saranno bellissime feste, aggiunse la Di nai

Il banchiere Steiner, introdotto da poco in quella casa da Leonilda di Chezelles che conosceva tutta Parigi, discorreva su di un canapò fra due finestre; interrogava un deputato, da cui si studiava di cavar astutamento delle notizie riguardo ad un movimento di Borsa che prevedeva; mentre Muffat, ritto davanti a loro, li ascoltava silenziosamente, con cera più scura del consueto,