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Una delle guardiane passava.

— Oh! signor Fauchery, disse con accento di dimestichezza al giovinotto, non si comincierà che fra mezz’ora.

— Allora perchè mettono le nove sull’avviso interrogò Ettore, la cui lunga faccia scarna prese una espressione di dispetto. Stamane Clarissa, che fa una parte nella commedia, m’ha giurato, che alle nove in punto si alzerebbe il sipario.

Per un momento si tacquero, alzando il capo investigando l’ombra dei palchi.

Ma la carta verde di cui erano tappezzati, li faceva ancora più bui.

Giù, sotto la galleria, le baignoires erano immerse in assolute tenebri.

Nei palchi di prima fila non c’era che una massiccia signora accasciata sul velluto della ribalta.

A destra ed a sinistra fra le alte colonne, i palchi di proscenio coi loro cortinaggi a lunghe frange, rimanevano vuoti Il teatro bianco e oro, con tocchi di verde languido, impallidiva nella luce delle corte fiammelle della sua gran lumiera di cristallo che pareva lo riempisse di finissimo polverio.

— Hai avuto il proscenio per Lucia? domandò Ettore.

— Si, rispose Fauchery, ma non senza fatica.... Oh! non c’è pericolo che Lucia venga troppo presto, lei.

Soffocò un lieve sbadiglio, poi, dopo una pausa:

Puoi dire di essere fortunato, tu che non hai ancora veduto nessuna prima rappresentazione! La Bionda Venere sarà l’avvenimento di quest’anno. Ne parlano da sei mesi. Ah! caro mio! una musica chic! Bordenave, che sa il suo conto, ha serbato questo boccone per l’Esposizione.

Ettore ascoltava religiosamente; poi domandò:

— E Nana, la nuova stella che deve far da Venere, la conosci?

— Ah, benone! eccoci da capo? esclamo Fauchery, levando al cielo le braccia. Da questa mattina in poi, mi si tormenta a morte con Nana. Ho incontrato una ventina di persone e tutte: Nana di qua, Nana di là! So assai, io! conosco forse tutte le ragazze di Parigi! Nana è un’invenzione di Bordenave. Dev’essere qualche cosa di buono!